Grotte e archeologia
La legge regionale 14 ottobre 2016, n. 15 “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della geodiversità, del patrimonio geologico e speleologico e delle aree carsiche” ha istituito il Catasto Speleologico Regionale (CSR), che si configura quale centro di raccolta dati, di studi e di divulgazione delle conoscenze, operando in stretta collaborazione con gli Enti di ricerca e i Gruppi ed Associazioni speleologiche del Friuli Venezia Giulia.
Nell’ambito delle finalità ed attività istituzionali previste dalla legge regionale, il Servizio Geologico ha avviato una collaborazione con il Centro Interdipartimentale per la Scienza e la Tecnologia applicate ai beni culturali – SCICC dell’Università degli Studi di Trieste per l’implementazione del Catasto speleologico regionale (CSR) con i dati inerenti le grotte di interesse archeologico relativi al progetto C.R.I.G.A. (Catasto Ragionato Informatico delle Grotte Archeologiche), sviluppato in passato dall’Università sulla base di una convenzione sottoscritta in data 16/10/2001 con l’allora Soprintendenza del FVG. Il progetto ha inoltre coinvolto il Museo Friulano di Storia Naturale, il Museo Archeologico di Udine e il Circolo Speleologico e Idrologico Friulano ed il Comune di Trieste - Civici Musei di Storia ed Arte.
A latere si ricordano anche le esposizioni permanente di reperti e documentazione su alcune cavità di interesse geo-archeologico del Carso triestino negli spazi antistanti l’ingresso della Grotta Gigante (TS), in collaborazione con la Società Alpina delle Giulie, nonché l’allestimento delle sale di Preistoria del Civico Museo di Antichità J.J. Winckelmann.
Le conoscenze acquisite sono peraltro utili anche alla valorizzazione delle grotte di interesse archeologico, sia da un punto di vista didattico-divulgativo che turistico.
Le grotte di interesse archeologico sono soggette a tutela in base alla normativa di settore (il D.Lgs. 42/2004 recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio), che demanda l'esercizio della stessa al Ministero della Cultura ed ai suoi organi periferici, le Soprintendenze Archeologia, Belle arti e Paesaggio. In generale, la pronta denuncia del rinvenimento casuale di reperti archeologici o fossili, durante le esplorazioni, è un obbligo per legge (art. 90. del D.Lgs. 42/2004).
Per tutte le concessioni di scavo (art. 89. del D.Lgs. 42/2004), allo scopo di garantire l'elevato livello scientifico delle ricerche, si è ristretta la casistica dei concessionari ammessi e dei ricercatori impiegati (Università ed Istituti di ricerca con gli studenti ad essi afferenti, professionisti, con l'esclusione del volontariato), applicando ulteriori obblighi a carico dei concessionari per salvaguardare la conservazione dei resti riportati in luce dagli scavi, anche assicurando una adeguata copertura economica. Accanto alle ricerche, che sicuramente sono il tema di maggior interesse, la tutela si esercita e si applica in svariati altri aspetti. Uno strumento è certamente l'attività vincolistica. Il vincolo consente una tutela ad ampio spettro, in quanto in tal caso "l'esecuzione di opere e lavori di qualunque genere su beni culturali è subordinata ad autorizzazione del soprintendente" (art. 21 del D.Lgs. 42/2004).
Attualmente nella nostra Regione sono state assoggettate a Decreto di vincolo, fra il 1982 ed il 2010, solo sei cavità (Grotta Caterina, Caverna degli Orsi, Grotta del Dio Mithra, Foran di Landri, Riparo di Biarzo, Riparo di Visogliano). E’ inoltre necessario evidenziare che, indipendentemente dall’esistenza di un decreto di vincolo, i siti archeologici sono protetti dalla Legge. Sono in numero decisamente maggiore (25) le grotte ricadenti in aree sottoposte a vincolo paesaggistico con DGR 4046 dd. 13 09 1996.