146 | Caverna Caterina
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Caverna Caterina
Nome principale sloveno: Katra pečina
Numero catasto: 146
Numero catasto locale: 239VG
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Affidabilità posizione: 2º gruppo riposizionamento regionale GPS (2000)
Presenza targhetta: No
Area geografica: Carso Triestino
Comune: Duino Aurisina / Devin Nabrežina
Area provinciale: Trieste
Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS differenziale
Lat. WGS84: 45,75596642
Lon. WGS84: 13,69356532
Est RDN2008/UTM 33N: 398396.161
Nord RDN2008/UTM 33N: 5067764.164
Quota ingresso: 198 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 80 m
Profondità: 15,5 m
Dislivello totale: 15,5 m
Quota fondo: 182,5 m
Breve descrizione del percorso d'accesso
Per raggiungere questa grotta bisogna imboccare la strada comunale Aurisina-S.Pelagio e 400m oltre il passaggio a livello si deve proseguire sulla destra per una strada bianca, verso la cava Zaccaria; si continua per altri 300m finchè sul lato destro della stradina si vede l'ampio portale della caverna. La grotta risulta recintata in quanto rientrante in una proprietà privata, è quindi impossibile raggiungere l'ingresso della cavità.
Descrizione dei vani interni della cavità
La cavità ha inizio con un antro spazioso dove la favorevole esposizione alla luce solare ha permesso lo sviluppo di una ricca vegetazione. Nella caverna il suolo risale e si fa accidentato e compaiono resti di antiche formazioni stalagmitiche; la galleria, le cui dimensioni si riducono progressivamente, ha termine in un vano subcircolare dove si nota uno scavo. Nella volta della cavità una vasta apertura costituisce l'inizio di una breve caverna, un tempo difficilmente raggiungibile, alla quale ora si accede agevolmente dalla vicina cava, che nel suo avanzamento ha sfondato la parete di questa diramazione.
Alcuni scavi effettuati nel vestibolo della cavità hanno accertato la presenza di un interessante deposito antropozoico, che non è stato peraltro studiato esaurientemente; il rinvenimento nella caverna superiore di numerosi cocci e di un'anfora testimoniano che questo recesso venne raggiunto già in epoca romana e usato come ottimo rifugio.