Nome principale: Grotta 1° nella Forra del Rio Secco
Numero catasto: 3810
Numero catasto locale: 2090FR
Numero totale ingressi: 1
Data primo accatastamento: 01/01/1983
Altri nomi
Caverna dei Ciclamini
Non sono presenti informazioni
Descrizione ingresso
Numero ingresso: 1
Nome ingresso: Ingresso 1
Ingresso principale: Si
Data di accatastamento: 06/03/2014
Targhettatura
Presenza targhetta: No
Località
Comune: Clauzetto
Area geografica: Prealpi Carniche
Area provinciale: Pordenone
Tipo carta: 1:5.000
Carta CTRN 1:5.000: 048154 - Monte Ciaurlec
Rilevamento posizione
Metodo rilevamento: GRAFICO -> Riconoscimento su carta
Tipo coordinate rilevate: Metriche RDN2008/UTM 33N
Latitudine: 5123628,237
Longitudine: 335713,158
Latitudine Gauss-Boaga: 5123535
Longitudine Gauss-Boaga: 2355888
Lat. WGS84: 46,246363380442
Lon. WGS84: 12,868817721514
Est RDN2008/UTM 33N: 335713,158
Nord RDN2008/UTM 33N: 5123628,237
Quota ingresso (s.l.m.): 567 m
Affidabilità posizione: Corretto
Autori della posizione
Autore: Furio Bagliani
Gruppo appartenenza: CGEB - Commissione Grotte Eugenio Boegan
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 6,5 m
Profondità: 0,6 m
Dislivello totale: 0,6 m
Quota fondo: 566,4 m
Andamento cavità: Semplice orizzontale
Stato della cavità
Grotta turistica: No
Meteorologia ipogea
Non sono presenti informazioni
Danneggiamenti
Non sono presenti informazioni
Geologia
fonte: Carta geologica del Friuli Venezia Giulia alla scala 1:150.000
Litologia: Carbonati massivi
Ambiente: Depositi di piattaforma aperta
Età: Cretaceo sup.- Paleocene sup.
Formazione: | Calcareniti del Molassa Fm. dei Calcari del Carso triestino p.p Calcari di Monte San Michele |
Aspetti culturali
archeologico/paleontologico
Catasto Ragionato Informatico delle Grotte Archeologiche
Note culturali
La grotta fin dalla Preistoria venne abitata dai primi omini di Neanderthal passando poi per i Sapiens e via via i milleni, questo è possibile ricostruire grazie al ritrovamento di numerosi strumenti e utensili volti a macellare la carne, spellare le pellicce, ecc...
Inoltre furono ritrovati numerosi resti animali di Marmotte, Orsi delle caverne (Ursus Speleaus) e orsi bruni, oltre anche a grandi erbivori quali alci e cervi
Vincoli
Descrizione dei vani interni della cavità
La cavità è costituita da una caverna molto bassa caratterizzata da un breve ghiaione terminale.
NOTA:
la cavità è doppia. A causa di un errore di posizionamento è stata ri catastata col numero 5620/3168Fr come "Caverna dei Ciclamini"
Data rilievo: 30/10/1982
Tipo rilievo: Primo rilievo
Autori del rilievo
Autore: Furio Bagliani
Gruppo appartenenza: CGEB - Commissione Grotte Eugenio Boegan
Autore: Giacomo Nussdorfer
Gruppo appartenenza: CGEB - Commissione Grotte Eugenio Boegan
File rilievi presenti
Tipo file rilievo: Pianta e sezione
Scarica rilievo originale
Planimetria georiferita
La georeferenziazione della planimetria della cavità è comunque da intendersi indicativa, per l'accuratezza far riferimento alla scheda rilieviBibliografia
Marco Peresani e Matteo Romanini
Gruppo Speleologico Pradis (2016)
Biblioteca del CSR
Collocazione: in "Pradis: scoperte, esplorazioni e altre storie: 2012-2016", pag:163-174
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Keyword: archeologia, Preistoria, ritrovamenti umani, resti animali, Uomo Sapiens, Marmotta, Ursus Spelaeus
Racconto degli studi preistorici e dei ritrovamenti all'interno di queste grotte
Peresani M., Duches R., Piccin A., Romandini M.
Pagine dell’Ecomuseo. Gruppo Archeo 2000, Associazione Lis Aganis - Ecomuseo regionale delle Dolomiti Friulane. (2012)
Collocazione: In: Anastasia D., Dalla Bona P. (a cura di), Archeologia e storia nella pedemontana fra Meduna e Tagliamento, 12-19, Meduno (Pn)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel contributo, pensato per un pubblico ampio anche di non specialisti, vengono riassunte le conoscenze aggiornate sulle Grotte Verdi, Grotta del Clusantin e Grotta del Rio Secco, siti che documentano il popolamento nell'Altopiano di Pradis tra il Paleolitico Medio (Musteriano) e il Paleolitico Superiore (Epigravettiano). Oltre alle succitate cavità, risulta schedata anche la Grotticella dal Ruc (comune di Travesio) dove, a seguito di ricerche di superficie condotte da appassionati, venne recuperato un manufatto non ritoccato in selce. In assenza di indagini contestuali, l'interpretazione di tale grotta quale possibile riparo frequentato sin da epoca preistorica rimane al momento solo indiziario. In appendice vengono fornite le schede-sito dedicate ai contesti trattati nel volume.
Peresani M.
Circolo Culturale Menocchio (2017)
Collocazione: Tracce archeologiche, 3: 83 pp., Montereale Valcellina (PN)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Sintesi delle attività di ricerca condotte dall'Università degli Studi di Ferrara nel territorio della pedemontana pordenonese. Tra i più significativi siti del Paleolitico qui rinvenuti ampio risalto viene dato alla Grotta del Rio Secco, sito chiave per la comprensione dei modi di vita e del comportamento simbolico degli ultimi Neandertaliani alla fine del Paleolitico Medio. Evidenza eccezionale rinvenuta nel sito è quella emersa dalle ricerche archeozoologiche che hanno attestato la presenza di una falange ungueale (artiglio) di aquila, appositamente distaccata dal corpo del volatile per essere utilizzata dai Neandertal, secondo l’ipotesi interpretativa proposta, come oggetto di ornamento personale. Nella stessa cavità appare attestato anche un livello di frequentazione dell’inizio del Gravettiano, di notevole interesse data la scarsità di siti riferibili a tale periodo attualmente noti nel versante adriatico della penisola italiana. Ad una fase più recente, corrispondente al processo di colonizzazione delle Alpi nel corso del Tardoglaciale, rimandano invece le evidenze archeologiche individuate alla Grotta del Clusantin, sito di cacciatori epigravettiani specializzato nella caccia e sfruttamento della marmotta, insieme a quelle, oggetto di indagini più datate svoltesi nel corso degli anni Settanta del Novecento, delle Grotte Verdi di Pradis. Da segnalare in quest’ultima cavità è la presenza di due clavicole di marmotta con incisioni profonde prodotte per mezzo di una scheggia in selce secondo un movimento “va e vieni”. Tali oggetti, unici nei siti epigravettiani dell’Italia nord-orientale, ricordano sistemi di notazione numerica, ma non appare escluso anche un loro utilizzo come amuleti o quali espressioni di arte geometrica.
Peresani M.
Aquileia Nostra (2003)
Collocazione: In: Bandelli G., Maselli Scotti F., Vitri S. (a cura di), Notiziario Archeologico, 73: 757-761 , Aquileia (Ud)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Presentazione dei risultati della prima campagna di scavi (anno 2002) presso la Grotta del Clusantin e la Grotta del Rio Secco nell'Altopiano di Pradis, già noto per i giacimenti delle Grotte Verdi indagati stratigraficamente nel corso degli anni Settanta del Novecento. Tale campagna rappresenta il primo atto di un nuovo progetto di ricerca promosso dall'Università di Ferrara su concessione ministeriale della Soprintendenza Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con la Commissione Museo della Grotta e Comitato Culturale di Pradis. Le indagini svolte hanno messo in luce depositi stratificati con evidenza di manufatti litici epigravettiani (US2, base del sondaggio “S”) alla Grotta del Clusantin e, pur in un contesto parzialmente disturbato da scavi non autorizzati, livelli di frequentazione neandertaliana associati ad alcuni manufatti in selce tra cui si segnala un nucleo Levallois alla Grotta del Rio Secco.
Peresani M., Duches R., Picin A., Romandini M.
Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia (2013)
Collocazione: In: De Laurenzi A., Petrucci G., Ventura P. (a cura di), Atti del I Forum sulla ricerca archeologica in Friuli Venezia Giulia, Aquileia gennaio 2011, 5: 89-91, Firenze
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nota sugli ultimi rinvenimenti effettuati nella Grotta del Rio Secco, l'unico sito friulano con tracce di frequentazione riferibili agli ultimi Neandertaliani in un'area prossima al limite orografico del bacino padano. Vengono in particolare illustrati i dati relativi alla successione stratigrafica sinora messa in luce, che conferma i principali eventi sedimentari già riconosciuti nel sondaggio del 2002 e alcune considerazioni preliminari sui resti faunistici e sulle caratteristiche tecnologiche dell'industria litica. Quest’ultima ha restituito manufatti ascrivibili al Paleolitico Medio (schegge e supporti in selce locale associati al metodo discoide) ma anche al Paleolitico Superiore (o Epigravettiano). Il modesto complesso litico epigravettiano, rappresentato da armature e nuclei a lamelle in selci non-locali, sfruttati sul posto dopo essere stati introdotti pre-confezionati nel sito, lasciano ipotizzare una frequentazione di breve durata della cavità da parte di gruppi di provenienza alloctona, nell’ambito della colonizzazione antropica dell’Altopiano di Pradis nel Tardoglaciale, già ben rappresentata dai rinvenimenti occorsi alle Grotte Verdi e alla
Peresani M., Miolo R., Muratori S.
Comune di Clauzetto, Pagine dell'Ecomuseo (2008)
Collocazione: In: Peresani M. (a cura di), Marmotte e cacciatori del Paleolitico a Pradis, 31-40, Pordenone
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Storia delle ricerche archeologiche nell'Altopiano di Pradis, con particolare riferimento alle indagini condotte alle Grotte Verdi (Paleolitico Medio e Superiore) e alle successive campagne svolte a partire dai primi anni Duemila, sotto la direzione degli studiosi dell'Università di Ferrara, alla Grotta del Clusantin e alla Grotta del Rio Secco. Significativi gli interventi realizzati per la fruizione "controllata" della cavità da parte del più ampio pubblico dei non specialisti e per l'organizzazione di attività didattiche.
Peresani M., Gurioli F. (2007)
Collocazione: Eurasian Prehistory, 5 (1): 85-94, Oxford (UK)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Presentazione dei risultati (successione stratigrafica, industria litica, resti faunistici) delle indagini preliminari condotte nella cavità, un nuovo sito riferibile al Paleolitico Medio che va ad aggiungersi, nella medesima area, al precedente rinvenimento di strumenti litici effettuati, pur in contesti fortemente disturbati, alle Grotte Verdi di Pradis (Riparo I, II). Le indagini si sono per ora limitate all’apertura di due sondaggi esplorativi di cui solo uno (GRS I) ha restituito una sequenza stratigrafica significativa, distinta in cinque unità di cui l'ultima risulta datata radiometricamente al 37.790±360 BP (Paleolitico Medio finale). Solo future indagini consentiranno di chiarire il quadro stratigrafico e paleo-ecologico del sito e definire la funzione e le dinamiche insediative dello stesso nel più ampio ambito territoriale delle Prealpi Orientali.
Maddaleni P.
Museo Friulano di Storia Naturale (2017)
Collocazione: Gortania. Geologia, Paleontologia, Paletnologia, 38: 85-120, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel contributo viene offerta una prima revisione sistematica dei dati disponibili per le circa 50 principali cavità di interesse paleontologico e paletnologico attestate in Friuli. Alla ricchezza dei siti (grotte e ripari) presenti in tale comparto territoriale contraddistinto da una peculiare conformazione geologica, si associa una disomogenea e talora lacunosa disponibilità di dati, a volte inediti e spesso giunti a noi privi dei necessari riferimenti contestuali oltre che di datazioni radiometriche, in quanto frutto di ricerche datate, svoltesi a partire dalla fine dell’Ottocento-primi del Novecento. Se nella maggior parte dei casi l’inquadramento crono-culturale dei siti può oggi basarsi solo sull’analisi tipologica dei materiali a noi giunti (ceramica, industria litica in primis), casi-studio di particolare interesse sono rappresentati dal Riparo di Biarzo, Grotta di Cladrecis e alcune cavità dell’Altopiano di Pradis (Grotta del Clusantin, Grotta del Rio Secco) oggetto in anni recenti di scavi sistematici e studi post-scavo multidisciplinari. Nel contributo l’avvio della revisione della bibliografia e dell’analisi delle collezioni di materiali conservati presso diversi Istituzioni (Museo Friulano di Storia Naturale e Circolo Speleologico e Idrologico Friulano) viene inteso quale primo passo di progetto di più ampia portata focalizzato sullo studio delle grotte in Friuli che dovrà necessariamente prevedere anche la programmazione di nuove ricerche sul territorio. Nella parte conclusiva del lavoro viene fornito anche un elenco delle cavità che hanno restituito solo reperti faunistici olocenici.
Dalla Vecchia F. M
Museo Friulano di Storia Naturale. Pubblicazioni (2008)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel Volume è presente un excursus sulla storia dei vertebrati del Quaternario (Olocene escluso) in Friuli, condotto sulla base di precedenti studi disponibili in letteratura. L'A. in riferimento alle associazioni di vertebrati pleistocenici (Pleistocene Superiore) rinvenute in numerosi contesti in grotta del territorio friulano, sottolinea come la valenza scientifica delle stesse risulti spesso inficiata dall'assenza dei dati stratigrafici di provenienza, non sistematicamente registrati nel corso dei primi scavi effettuati tra Otto- e Novecento ma anche in anni più recenti (es. Grotte Verdi di Pradis). Al polo opposto si pongono i dati disponibili per alcuni contesti oggetto di indagini di scavo stratigrafiche approfondite, quali la Grotta del Rio Secco e la Grotta del Clusantin (Altopiano di Pradis) e il Riparo di Biarzo (Valli del Natisone). Particolarmente diffusa tra le specie rinvenute nei siti ipogei appare l’Orso delle Caverne (Ursus spelaeus), che in uno specifico caso (Abisso di Viganti: materiali andati dispersi dopo la rotta di Caporetto) appare in associazione con il ghiottone (Gulo gulo), animale non comune indicatore della presenza al tempo di un clima rigido e di un ambiente di tundra. Si segnala che la cavità indicata nel testo come Mala Jama corrisponde alla Mala Pec (materiali in deposito presso il Museo Friulano di Storia Naturale).
Ponton M.
Civici Musei di Udine, Museo Archeologico e Museo Friulano di Storia Naturale. Lithostampa ed. (2020)
Collocazione: In: Muscio G., Visentini P. (a cura di), Antichi abitatori delle grotte in Friuli. La Preistoria nelle cavità delle Prealpi Giulie, Catalogo della Mostra, Castello di Udine marzo 2021- febbraio 2022, 35-45, Pasian di Prato (UD)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Le caratteristiche geologiche e le morfologie originali delle Prealpi e, in primis, delle Prealpi Giulie meridionali, rappresentano insieme alla facilità di accesso, alla buon esposizione e alla disponibilità di corsi d’acqua, dei fattori ottimali che nel tempo hanno favorito la frequentazione umana in tale comparto territoriale, la quale ha privilegiato sia i ripiani costituiti da depositi alluvionali localizzati in corrispondenza dei terrazzi fluviali sia, in particolare, le cavità e i ripari rocciosi. L’A. partendo quindi dalla dettagliata illustrazione del fenomeno del carsismo, a cui si deve la formazione e sviluppo delle numerose cavità presenti nell’area, passa quindi in rassegna alcuni tra i più significativi contesti ipogei (grotte e ripari) con evidenza di frequentazione umana, descrivendone le specifiche caratteristiche geo-morfologiche.
Corazza S., Simeoni G., Zendron F.
Circolo culturale Menocchio (2006)
Collocazione: In: Corazza S., Simeoni G., Zendron F., Tracce archeologiche di antiche genti. La protostoria in Friuli, 1: 53-155, Montereale Valcellina (Pn)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Il lavoro presenta una versione aggiornata (al mese di giugno 2005) delle schede-sito curate da S. Vitri nel 1990. I siti esaminati si localizzano nell’area compresa tra il Friuli (provincia di Pordenone e di Udine con la Carnia e il Canale del Ferro), il Goriziano e i territori prossimi alla foce dell'Isonzo (Duino, provincia di Trieste), cronologicamente inquadrabili tra la Preistoria (dal Paleolitico in poi) e la Protostoria sino alla romanizzazione. Di ogni località vengono brevemente descritte le evidenze emerse (materiali, strutture), il contesto di rinvenimento e la bibliografia complessiva disponibile in letteratura. A corredo del testo vengono inoltre fornite una serie carte di distribuzione dei siti (Carta I-VIII) suddivise in base a specifici intervalli cronologici selezionati (es. Paleolitico Medio e Superiore; Mesolitico e Neolitico; Eneolitico e Bronzo Antico, etc.). Tra i contesti citati non trova conferma la presenza in un deposito in grotta presso Clodig (Grimacco).
Muscio G.
Civici Musei di Udine, Museo Archeologico e Museo Friulano di Storia Naturale. Lithostampa ed. (2020)
Collocazione: In: Muscio G., Visentini P. (a cura di), Antichi abitatori delle grotte in Friuli. La Preistoria nelle cavità delle Prealpi Giulie, Catalogo della Mostra, Castello di Udine marzo 2021- febbraio 2022, 47-61, Pasian di Prato (UD)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel contributo si illustra il quadro generale delle conoscenze, aggiornate agli studi più recenti disponibili in letteratura, sui resti di mammiferi di più ampia diffusione nel record fossile dei depositi in grotta del Friuli nel tardo Quaternario. A partire dalle faune attuali, l’A. discute i dati relativi alle specie animali frequentatrici delle cavità nelle diverse fasi cronologiche (dal Pleistocene Inferiore-Medio e Superiore all’Olocene Antico) fornendo riferimenti puntuali ai contesti in grotta di provenienza e all’importanza delle faune quali indicatori significativi ai fini della ricostruzione delle oscillazioni climatiche e delle modificazioni ambientali intercorse nel periodo considerato. Particolare attenzione tra i contesti in grotta viene riservata al Riparo di Biarzo (Prealpi orientali), in cui le interessanti e dettagliate evidenze disponibili in relazione ai complessi faunistici del Tardoglaciale-Olocene Antico consentono di ricostruire la stagionalità della frequentazione del riparo per attività di caccia e pesca e, in relazione al settore delle Prealpi Carniche, alla Grotta del Clusantin e alla Grotta del Rio Secco, in cui risultano attestate, rispettivamente, attività di caccia specializzata alla marmotta (alla fine del Paleolitico superiore) e peculiari forme di interazione tra Uomo di Neandertal e orso (Orso speleo e Orso bruno) durante il Musteriano finale.
Peresani M., Pastoors A., Vaquero M., Romandini M., Duches R., Jéquier C., Nannini N., Picin A., Schmidt I., Weniger G.-C. (2012)
Collocazione: Antiquity Journal, Project Gallery, 86: 332, Durham (UK)
Link: http://antiquity.ac.uk/projgall/peresani332/
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Sintesi dei risultati delle prime campagne di scavo (anni 2010 e 2011) condotte nella cavità, le quali hanno evidenziato la presenza di una sequenza stratigrafica con livelli del Paleolitico Superiore, associati ad almeno tre strutture di focolare, industria litica e resti faunistici (marmotta, orso delle caverne e meno frequenti resti di castoro, stambecco e camoscio), seguiti da livelli Musteriani. In questi ultimi faune riferibili a orso delle caverne, ungulati di grande taglia (come Cervo elaphus e Alces alces) e bovidi (Bos/Bison) sono associati a strumenti litici (es. grattatoi, schegge e lame Levallois) realizzati in selce locale e ritoccatori in osso. Dato l'elevato potenziale archeologico del sito, ulteriori ricerche verranno condotte per ultimare l'esplorazione dei depositi e approfondire le analisi di laboratorio sulle evidenze bio/archeologiche raccolte. Tale sito appare infatti di estremo interesse ai fini della comprensione dei fattori alla base della presenza neandertaliana nell’area delle Prealpi orientali, ritenuta marginale rispetto alla pianura adriatica a Sud, e all’analisi delle dinamiche culturali in atto presso le ultime popolazioni neandertaliane prima della comparsa dei primi Uomini Anatomicamente Moderni.
Peresani M., Gurioli F., Romandini M.
Società Naturalisti "Silvia Zenari" (2010)
Collocazione: Bollettino della Società Naturalisti "Silvia Zenari", 33: 77-93, Pordenone
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel contributo si presenta un resoconto dettagliato dei risultati delle indagini di scavo realizzate alla Grotta del Rio Secco, un nuovo sito del Paleolitico Medio localizzato nelle Prealpi Carniche. Stratigrafia, resti faunistici e industria litica definiscono una occupazione umana articolata in tre fasi principali: dalla fase finale del Paleolitico Medio datata radiometricamente a 37.790±360 anni BP, al tardo Paleolitico Superiore e, infine, al Neolitico Finale-Età del Bronzo.
Peresani M., Cescutti G., Romandini M., Duches R., Picin A.
Società Naturalisti "Silvia Zenari" (2011)
Collocazione: Bollettino della Società Naturalisti "Silvia Zenari", 34: 61-75, Pordenone
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Vengono illustrati i risultati preliminari delle indagini condotte nel 2010, i quali confermano la grande potenzialità archeologica dei depositi della cavità, pur rimaneggiati da scavi non autorizzati nella parte superiore di età storica. Confermata risulta la presenza di livelli di occupazione antropica riferibili al Paleolitico Medio finale (Musteriano finale) e al Paleolitico Superiore finale (Epigravettiano) già emersi nel sondaggio conoscitivo del 2002. Il Musteriano finale appare caratterizzato da strumenti litici realizzati su selci locali e da numerosi resti faunistici di ungulati con tracce di intervento antropico. La frequentazione epigravettiana mostra invece una scarsa attestazione di strumenti e armature finite, ottenute da selci alloctone. Numerose sono inoltre le evidenze relative alla colonizzazione della cavità da parte della marmotta.
Peresani M., Romandini M., Duches R., Jéquier C., Nannini N., Picin A.
Società Naturalisti "Silvia Zenari" (2013)
Collocazione: Bollettino della Società Naturalisti "Silvia Zenari", 36: 9-27, Pordenone
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Presentazione dei risultati delle indagini condotte alla Grotta del Rio Secco (Altopiano di Pradis) le quali hanno permesso di acquisire nuovi e affidabili dati sulla presenza degli ultimi gruppi di cacciatori neandertaliani tra circa 46.000 e 42.100 mila anni calibrati dal presente. Di particolare rilievo risultano le informazioni acquisite sulle strategie di sussistenza, basate prevalentemente sulla caccia agli ungulati e ad altri carnivori, e sulla tecnologia litica. Il sito appare di estremo interesse data la generale scarsità di dati archeologici disponibili sulla presenza degli ultimi neandertaliani nelle regioni settentrionali del Mediterraneo.
Peresani M.
Museo Friulano di Storia Naturale (2010)
Collocazione: Gortania. Geologia, Paleontologia, Paletnologia, 31: 87-96, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
L'A. nel contributo porta alcune osservazioni generali sui modi di vita delle popolazioni neandertaliane presenti nelle Alpi italiane, soffermandosi in particolare sull'analisi delle strategie di sfruttamento delle risorse minerali e animali e sulle dinamiche di adattamento ai cambiamenti climatici messe in atto da questi gruppi di cacciatori-raccoglitori attestati nella regione negli ultimi 20mila anni della loro esistenza. Tra i siti del Paleolitico Medio di cui si discutono i dati figura, per il territorio friulano, la Grotta del Rio Secco nell'Altopiano di Pradis.
Peresani M., Duches R., Pastoors A.
Museo Friulano di Storia Naturale (2012)
Collocazione: Gortania. Geologia, Paleontologia, Paletnologia, 33: 93-100, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Discussione focalizzata sulle evidenze, riferibili ad una effimera presenza umana nel corso del Gravettiano Antico (con età al radiocarbonio comprese tra 33.000-32.100 cal BP e 31.500-31.200 cal BP), emerse nella sequenza pluri-stratificata della Grotta del Rio Secco. Tale scoperta appare di estremo interesse trattandosi del primo tecnocomplesso riferibile a tale periodo rinvenuto in questo settore delle Prealpi Carniche. Le analisi litologiche e tipologiche condotte sull'insieme litico del sito hanno inoltre permesso di ipotizzare che i gruppi umani che frequentavano sporadicamente la cavità vi arrivassero equipaggiati con strumenti ed armature venatorie già pre-confezionati altrove.
Romandini M., Crezzini J. , Bortolini E., Boscato P., Boschin F., Carrera L., Nannini N., Tagliacozzo A., Terlato G., Arrighi S., Badino F., Figus C., Lugli F., Marciani G., Oxilia G., Moroni A., Negrino F., Peresani M., Riel-Salvatore J., Ronchitelli A., Spinapolice E. E., Benazzi S.
Quaternary International (2020)
Collocazione: In: Benazzi S., Boric D. (eds.), Peopeling dynamics in the Mediterranean area between 45 and 39 ky ago: state of art and new data, 551: 188-223,
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel lavoro vengono presentati i risultati preliminari di un progetto quinquennale rivolto alla comprensione dei meccanismi sottesi alla sovrapposizione geografica tra Neandertal e Uomo Anatomicamente Moderno in Italia e alla successiva sostituzione del secondo al primo. A tale scopo, le indagini hanno in particolare interessato l’analisi dei complessi faunistici (comprensivi di resti di mammiferi e uccelli) di siti della Penisola italiana con livelli compresi tra il Musteriano Finale, Uluzziano e Protoaurignaziano (transizione tra Paleolitico Medio finale e Paleolitico Superiore) datati radiometricamente tra 50.000 e 35.000 anni dal presente. Tra questi, per il settore dell’Italia nord-orientale (adriatica), risulta compresa la Grotta del Rio Secco (Altopiano di Pradis). L’approccio archeozoologico, applicato anche con il ricorso all’analisi aoristica, viene inteso quale strumento analitico essenziale per definire il quadro dei cambiamenti intervenuti a livello paleoecologico e ambientale e definire le diverse strategie di predazione messe in atto dai gruppi umani nell’arco di tempo considerato.
Peresani M., Romandini M.
Annali dell'Università di Ferrara. Museologia scientifica e naturalistica (2019)
Collocazione: In: Lembo G., Arzarello M., Fontana F., Peresani M., Peretto C., Sala B. (a cura di), Le ricerche preistoriche dell'Università di Ferrara, 15: 95-99, Ferrara
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Presentazione dei risultati delle indagini condotte da un team di ricercatori dell'Università di Ferrara alla Grotta del Rio Secco, una grande grotta-riparo dell'Altopiano di Pradis. Vengono passate in rassegna le principali evidenze (sequenza stratigrafica, resti faunistici, industria litica) emerse, attestanti due principali livelli di frequentazione antropica nella cavità. Il più antico, riferibile al Paleolitico Medio (con datazioni comprese tra 49.000 e 46.000 cal BP), colloca la Grotta del Rio Secco tra i pochi contesti noti in Italia nord-orientale, oltre che nell’area delle Alpi sud-orientali e Dalmazia, con testimonianze degli ultimi gruppi di Neandertaliani. Segue un più recente livello Gravettiano, di notevole rilievo essendo riferibile alle prime fasi di emergenza di questo complesso culturale in Italia. Da segnalare appare altresì il rinvenimento nei livelli neandertaliani (Unità 7) di una terza falange ungueale di aquila recante tagli intenzionali funzionali all’ottenimento dell’artiglio corneo. Interpretato quale manufatto utilizzato per scopi ornamentali, esso rappresenta un interessante e raro caso di espressione simbolica neandertaliana. L’interruzione della presenza umana nella cavità e nella fascia prealpina nelle epoche successive viene ricondotta all’espansione del ghiacciaio tilaventino e a fenomeni di contrazione della copertura vegetale.
Romandini M., Fiore I., Gala M., Livraghi A., Tagliacozzo A., Peresani M.
Incontri annuali di Preistoria e Protostoria (2016)
Collocazione: In: Negrino F., Fontana F., Moroni A., Riel Salvatore J. (a cura di), Il Paleolitico e il Mesolitico in Italia: nuove ricerche e prospettive di studio/The Palaeolithic and Mesolithic in Italy: new research and perspectives, Genova febbraio 2016, Abstract book, 1: 31-33, Firenze
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nuove e diverse prospettive interpretative relative al rapporto tra Neandertal e uccelli rapaci emergono dall’analisi delle raccolte osteologiche oltre che dai risultati delle prove sperimentali condotte su carcasse di animali a supporto delle evidenze tafonomiche osservate. Nel contributo gli A. offrono nuovi dati, derivati dall’analisi di resti di rapaci rinvenuti nei livelli del Paleolitico Medio di alcuni siti in grotta italiani, tra cui risulta compreso, per il territorio friulano, la Grotta del Rio Secco nell’Altopiano di Pradis. In tali contesti risulta attestata una pratica particolare, quella della rimozione dell’artiglio del rapace che non presentando una finalità propriamente utilitaristica (consumo alimentare), viene interpretata in chiave simbolica, ossia in relazione alla creazione di oggetti di ornamento. Gli artigli di rapace per la loro particolare lunghezza e curvatura oltre che per la possibilità di essere lavorati in funzione della loro sospensione, presentano infatti tutti i prerequisiti per essere stati utilizzati come ornamenti personali.
Romandini M., Terlato G., Nannini N., Tagliacozzo A., Benazzi S., Peresani M. (2018)
Collocazione: Journal of Archaeological Science, 90: 71-91, Amsterdam (NL)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Il contributo presenta i dati derivati da analisi archeozoologiche e tafonomiche su resti di orso (Ursus spelaeus e Ursus arctos) rinvenuti alla Grotta del Rio Secco (Altopiano di Pradis) e alla Grotta di Fumane (Monti Lessini), al fine di offrire un ulteriore contributo al dibattito relativo alla possibile competizione tra Uomo di Neandertal e Orso nell’approvvigionamento delle risorse (ripari e fonti primarie di cibo) disponibili nel territorio e fornire alcuni spunti interpretativi in merito alle forme di organizzazione socio-economica delle ultime popolazioni neandertaliane. Dai livelli del Paleolitico Medio attestati in entrambe le cavità (con datazioni comprese tra 49.000 e 42.000 cal. BP) provengono infatti prove di una stretta interazione uomo-orso individuabili non solo nell’associazione tra manufatti musteriani e resti scheletrici di plantigradi ma, significativamente, anche nelle tracce di macellazione rilevate su questi ultimi, sfruttati per l’ottenimento di pelliccia, carni, ossa e altre risorse. Tali evidenze, appaiono di estremo interesse essendo tra le poche testimonianze ad oggi note del ruolo strategico svolto dall’orso nell’economia dei gruppi nomadici di cacciatori neandertaliani, i quali predavano esemplari di orso di varie classi di età nel corso/verso la fine del periodo di ibernazione dell’animale.
Peresani M., Romandini M., Duches R., Jéquier C., Nannini N., Pastoors A, Picin A., Schmidt I., Vaquero M., Weniger G.-Ch. (2014)
Collocazione: Journal of Field Archaeology, 39 (4): 401-416,
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Si presentano i risultati delle indagini condotte nella cavità, rientrante tra i pochi siti dell’area nord-adriatica ad aver restituito evidenze riferibili alla fase terminale del Musteriano in Europa (con datazione dei livelli neandertaliani compresi tra 46.000 e 42.100 cal. BP). I sistemi di sussistenza praticati dagli ultimi Neandertaliani vengono indagati a partire dall’analisi integrata condotta sui resti faunistici e sull’industria litica in selce locale e semi-locale e in osso complessivamente messa in luce. A confronto con questa lo studio delle industrie associate ai più recenti livelli gravettiani, riferibili agli inizi del Paleolitico Superiore, evidenzia un significativo cambiamento ravvisabile sia nello scarso numero di manufatti che nell’utilizzo di selci di provenienza alloctona indice di un significativo aumento della mobilità dei gruppi umani, frequentanti la cavità solo per brevi periodi.
Talamo S., Peresani M., Romandini M., Duches R., Jéquier C., Nannini N., Pastoors A., Picin A., Vaquero M., Weniger G.-C., Hublin J.-J. (2014)
Collocazione: PLoS ONE, 9 (4): e95376, San Francisco (USA)
Link: https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0095376
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Viene discusso il ruolo chiave della Grotta del Rio Secco, tra i pochi contesti della regione nord-adriatica con datazioni riferibili alla presenza delle ultime popolazioni neandertaliane che consenta altresì di seguire l’evoluzione culturale dei gruppi umani tra il Paleolitico Medio e il Paleolitico Superiore, sino alla diffusione della cultura del Gravettiano. A partire dalla presentazione di una nuova serie di datazioni radiocarboniche calibrate resesi disponibili per il sito, gli A. discutono la comparsa delle più antiche evidenze riferibili al Gravettiano, qui attestate tra 29.390 e 28.995 14C cal BP, le quali risultano contemporanee alle datazioni presenti nei siti dell’Europa Centrale (facies del Gravettiano-Svevo e del Pavloviano) e supportano, sul piano cronologico, l’ipotesi di una possibile diffusione della facies del Gravettiano-Svevo a partire dall’Austria orientale.
Romandini M., Peresani M., Laroulandie V., Metz L, Pastoors A., Vaquero M., Slimak L. (2014)
Collocazione: PLoS ONE, 9 (7): e101278, San Francisco (USA)
Link: https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0101278
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel contributo si presentano nuove evidenze dell’attestazione di pratiche intenzionali di rimozione di artigli di esemplari di aquila messe in atto dalle ultime popolazioni neandertaliane che frequentavano la Grotta del Rio Secco (con datazioni non oltre 49.100-48.000 cal BP) nell’Altopiano di Pradis, discusse a diretto confronto con quelle di recente emerse alla Grotte de Mandrin (ca. 50.000 cal BP) nella Media Valle del Rodano in Francia. Supportata anche da attività sperimentali di rimozione di falangi ungueali di grandi rapaci (Gypaetus barbatus, Gyps fulvus e Bubo bubo), l’analisi condotta sui resti faunistici ha permesso di ricostruire la sequenza di incisioni praticate al fine di asportare l’artiglio dalla zampa del rapace senza danneggiarlo. Escluso l’utilizzo per fini utilitaristici (alimentare in primis) gli A. formulano alcune ipotesi relative all’utilizzo degli artigli di rapace per scopi ornamentali, plausibilmente comprovanti, già per l’Uomo di Neandertal, l’esistenza di un comportamento complesso, attinente alla sfera simbolico-spirituale.
Peresani M.
Società Friulana di Archeologia (2019)
Collocazione: Quaderni Friulani di Archeologia, 29: 5-16, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Sintesi delle indagini condotte dall’Università di Ferrara nei primi anni Duemila (2002, 2010-2014) alla Grotta del Rio Secco nell’Altopiano di Pradis, sito chiave per le conoscenze relative alla frequentazione degli ultimi Neandertal nel Paleolitico Medio, periodo in genere scarsamente attestato nel territorio indagato come in quelli contermini (Carso sloveno, Istria e Alpi Dinariche). L’A. passa in rassegna i principali risultati derivati dalle indagini multidisciplinari condotte nel sito, illustrando sia il quadro paleoclimatico ricostruito in base alle evidenze di tipo bio/stratigrafico, che i risultati delle analisi condotte sull’industria litica. Particolare rilievo nella discussione viene dato alle evidenze documentanti nel sito peculiari forme di rapporto tra uomo e animale. Nella cavità appaiono infatti attestati la predazione e lo sfruttamento intensivi di esemplari di orso delle caverne e orso bruno (con un elevato numero di resti di ursidi solcati da strie di macellazione) che, pur già in precedenza ipotizzati, trovano nei siti europei della fascia alpina solo poche conferme e, in genere, in relazione a siti più antichi della Grotta del Rio Secco. Del tutto eccezionale risulta inoltre la scoperta nella cavità di una falange ungueale (artiglio) di aquila, rinvenuta in uno strato non più recente di 49-48.000 anni fa, intenzionalmente estratto dal volatile per essere utilizzato come manufatto ornamentale. I gesti e le modalità con cui i Neandertal sono intervenuti per distaccare l’artiglio evitando di danneggiarlo, ricostruiti attraverso la sperimentazione, mostrano confronti con quanto osservato in altri siti musteriani europei (datati tra 100 e 50.000 anni fa), e consentono di ritenere possibile l’esistenza di una convergenza in questo comportamento simbolico proprio dei Neandertal.
Peresani M., Monegato G., Ravazzi C., Bertola S., Margaritora D., Breda M., Fontana A., Fontana F., Janković I., Karavanic I., Komšo D., Mozzi P., Pini R., Furlanetto G., Giovanni Maria De Amicis M., Perhoč Z., Posth C., Ronchi L., Rossato S., Vukosavljević N., Zerboni A. (2021)
Collocazione: Quaternary International, 581-582: 128-163, Amsterdam (NL)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Il lavoro riprende i dati multidisciplinari attualmente disponibili per i siti della “Great Adriatic-Po Region” nel corso dell’Ultimo Massimo Glaciale (LGM da 30.000 a 16.500 anni fa), integrati dai risultati derivati da nuove analisi petroarcheologiche condotte sui complessi litici, al fine di proporre la ricostruzione delle dinamiche insediative messe in atto dai cacciatori-raccoglitori nel periodo compreso tra Gravettiano - Epigravettiano fino all'inizio del Tardo Glaciale, quando le Prealpi e gli Appennini, insieme alle Alpi Dinariche vennero sistematicamente occupati. Tra i siti presi in esame per il settore delle Prealpi Carniche figura la Grotta del Rio Secco nell’Altopiano di Pradis (con datazioni radiocarboniche disponibili).
Carrera L., Pavia M., Romandini M., Peresani M.
Comptes Rendus Palevol (2018)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Contributo dedicato alla discussione dei risultati dell’analisi del record faunistico relativo alle specie di uccelli (18 specie identificate insieme ad altri taxa supraspecifici) rinvenute in associazione ai depositi tardo pleistocenici della Grotta del Rio Secco (Altopiano di Pradis), condotta allo scopo di individuare indicatori utili per tentare una ricostruzione di tipo paleoambientale. I taxa individuati indicano che, all'inizio dell’Ultimo Massimo Glaciale (LGM), i dintorni del sito erano caratterizzati da ambienti di diverso tipo, quali foreste di conifere o foreste miste, praterie aperte, corsi d’acqua con correnti di debole intensità e prati montani contraddistinti da affioramenti rocciosi, come indicato dalla presenza di Lagopus muta (Pernice bianca). Tali ambienti, oggi localizzati oltre i 1500-2000 m, ossia a quote ben superiori a quelle del sito (posto a 580 m s.l.m.), risultano associati a condizioni climatiche più fredde dell’attuale. Tale mosaico di ambienti con conseguente disponibilità di risorse ad ampio spettro nei pressi del sito sembra possa aver costituito un elemento di attrazione per i gruppi di cacciatori-raccoglitori gravettiani che, in base alle datazioni disponibili, visitarono la cavità intorno a 30.000 anni BP.
Peresani M., Tozzi C.
Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Studi di Preistoria e Protostoria (2018)
Collocazione: In: Borgna E., Càssola Guida P., Corazza S. (a cura di), Preistoria e Protostoria del Caput Adriae, Atti della XLIX Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Udine-Pordenone ottobre 2014, 5: 45-60, Firenze
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Keyword: archeologia, Paleolitico, Mesolitico
Relazione generale di sintesi sul Paleolitico del Friuli Venezia Giulia. Tra le aree di notevole interesse per le conoscenze sul Paleolitico Medio e Superiore vengono in particolare ricordati i siti sull’Altopiano di Pradis, a partire dalla Grotta del Rio Secco (Musteriano Recente) dove i livelli datati tra 49 e 46.000 cal BP hanno restituito industrie litiche a tecnologia Levallois e Discoide associate a resti di orso delle caverne con tracce di macellazione, evidenza estremamente rara negli altri contesti europei neandertaliani. In Friuli, in assenza di evidenze riferibili all’Aurignaziano (inizi del Paleolitico Superiore), la Grotta del Rio Secco appare di estremo interesse anche per l’attestazione di una serie di manufatti e datazioni riferibili al Gravettiano (tra 33 e 30.000 cal BP). Per il successivo periodo epigravettiano la ricostruzione del processo di colonizzazione delle Prealpi Carniche e Friulane si basa sui dati acquisiti dagli insediamenti distribuiti nella fascia subalpina e sugli altopiani carsici tra 500 e 1000 m s.l.m, tra i quali si segnalano, insieme alle Grotte Verdi e alla Grotta del Clusantin sull’Altopiano di Pradis, anche il Riparo di Biarzo nelle Valli del Natisone. Tale contesto, che tra i siti mesolitici noti in regione è l’unico riparo sottoroccia, appare di estremo interesse anche per seguire il processo di transizione al Neolitico, qui recentemente definito sulla base dei studi paleogenetici e zooarcheologici (analisi del DNA mitocondriale di cinghiale).
Marco Peresani, Matteo Romandini, Gabriele Terlato
Commissione Grotte (2014)
Biblioteca del CSR
Collocazione: in Atti e Memorie della Comm. Grotte
Link: https://www.boegan.it/wp-content/uploads/2009/10/I-primi-occupanti-delle-Prealpi-Carniche.pdf
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Keyword: Neandertal, Pradis, archeologia, paleolitico
Nelle Prealpi Carniche un ampia cavità di natura carsica conserva le testimonianze archeologiche più recenti degli ultimi gruppi neandertaliani nell’Italia nord-orientale. La Grotta del Rio Secco, sull’Altopiano di Pradis (PN), a 580 metri s.l.m, offre un panorama completo delle attività e delle strategie adattative di questi primi abitanti durante il Paleolitico medio.
Matteo Romandini, Flavio del Missier, Giuliano Cescutti, Chiara Aviani, Gabriele Terlato, Sem Scaramucci, Aurélié Léone, Elisa Zunnui, Lisa Carrara, Marco Peresani
Dipartimento di Studi Umanistici, Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche, Università degli Studi di Ferrara (2014)
Collocazione: Annali on-line della Didattica e della Formazione docente” – n 10/2015 - ISSN 2038-1034
Link: http://annali.unife.it/adfd/article/viewFile/1376/1128
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
The “Museo della Grotta” was opened to the public in 2001, in the small mountain village of Pradis (Clauzetto). Since that year, the activity of the museum has been deeply bound to the scientific research carried out by the University of Ferrara on the prehistoric sites of Clusantin and Rio Secco caves. In last years, the museum and the Municipal administration launched many new cultural and educational activities such as: the “Prehistory Days”, conferences and courses for local guides. Nowadays the museum activities of cultural enhancement of the territory and scientific research represent a key attraction to the Pradis Valley, acting in this scenario as a promotion hub for the whole territory.
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