1844 | Grotta del Timavo
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 01/01/2000
Affidabilità posizione: 1º gruppo riposizionamento regionale su CTR 1:5000 (1999)
Presenza targhetta: No
Area geografica: Carso Triestino
Comune: Duino Aurisina / Devin Nabrežina
Area provinciale: Trieste
Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS differenziale
Lat. WGS84: 45,787675
Lon. WGS84: 13,593529
Est RDN2008/UTM 33N: 390678.169
Nord RDN2008/UTM 33N: 5071419.008
Quota ingresso: 16 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 64 m
Sviluppo spaziale: 85 m
Dislivello positivo: 0 m
Profondità: 50 m
Dislivello totale: 50 m
Quota fondo: -34 m
Descrizione dei vani interni della cavità
Nel corso dei lavori per il nuovo acquedotto di Trieste, il giorno 11 marzo 1970 una volata di mine faceva sprofondare il terreno su una superficie di 6m x 4m in un campo situato nei pressi della Chiesa alta di San Giovanni di Duino, mettendo in luce una vasta caverna occupata dall'acqua. L'ACEGAT avvertiva la Commissione Grotte, invitandola ad effettuare il rilevamento della cavità, onde stabilire da quale parte doveva esser deviata la trincea destinata ad accogliere la tubatura, senza pericolo di altri crolli.
La grotta è formata da un'unica caverna, completamente allagata, accessibile dallo squarcio franoso apertosi nel punto più elevato della volta tramite un salto verticale di 14m che porta direttamente sull'acqua; nell'intero perimetro della cavità non è possibile sbarcare dal canotto, in quanto le pareti si immergono senza formare sponde. In tutto il ramo orientale il vano appare scavato in un enorme deposito di breccia poco cementata ed il frequente distacco di elementi, anche di una certa mole, rappresenta un pericolo non trascurabile per chi si trova in questa zona; la breccia si estende anche verso Ovest, costituendo la verticale parete Nord, dalla sommità della quale la volta scende compatta ed uniforme, seguendo l'inclinazione e la direzione degli strati, il letto di uno dei quali forma in pratica tutto il soffitto, adorno di qualche stalattite biancastra.
Prima di iniziare le ricognizioni subacquee è stato effettuato un accurato rilievo batimetrico per avere una serie di profili del fondo; le operazioni di scandaglio sono state alquanto laboriose, sia per la difficoltà di mantenere fermo il battello che per la straordinaria ed imprevedibile profondità dell'acqua. Alla base del pozzo, il crollo della volta ha portato il fondo a meno di due metri, formando un cono che digrada con fortissima pendenza verso il braccio occidentale della galleria, a metà della quale la profondità è di circa 18m, mentre nel punto estremo raggiungibile in superficie, lo scandaglio ha indicato 33,60m; a poca distanza da qui, a ridosso della parete Nord ed in un'area non superiore ai 4mq, il cavo d'acciaio usato per le misure è filato per 44,20m, indicando la presenza di un vero e proprio pozzo subacqueo. Verso Est lo sfaldamento della breccia ha determinato un notevole riempimento e la profondità al centro della galleria non supera gli 11m.
L'esplorazione della parte sommersa è stata iniziata immediatamente, individuando sul lato SW un'ampia galleria che è stata seguita per una quarantina di metri e dalla quale l'acqua abbandona la grotta per dirigersi verso le vicine risorgive.
Dopo un'interruzione delle immersioni dovuta alle piene primaverili, che intorbidiscono l'acqua ed aumentano la velocità della corrente, le ricerche sono riprese e si è accertato che il sifone d'entrata è situato verso NE e che da esso si diparte un'altra galleria con grandi lame, risalita finora per una ventina di metri.
Per la sua ubicazione la cavità non porta ovviamente un decisivo contributo alla conoscenza del corso sotterraneo del Timavo, tuttavia essa consente di accedere al fiume in un punto assai favorevole ai fini dell'esplorazione del delta sommerso e del tratto che presumibilmente si dirige verso i pozzi n. 226 e n. 227.
La grotta è recintata e le chiavi sono custodite dal proprietario del fondo.
AGGIORNAMENTO del 2024:
Da decenni si stanno esplorando le varie gallerie sommerse facenti parte del Complesso delle Risorgive del Timavo. Inizialmente le immersioni si sono rivolte solamente ai tre rami delle risorgive e, dopo varie esplorazioni preliminari, con il “Progetto Timavo” del 1990-93 (organizzazione SAS-SAG), è stato possibile collegare in un unico complesso sia le tre risorgive che due grotte vicine (la Grotta del Timavo1884/4583VG e il Pozzo dei Colombi 215/227VG).
In quell’occasione è stata presentata una prima pianta delle gallerie allagate.
Nell’anno 2013 è stato avviato il progetto internazionale “Timavo System Esploration” (organizzazione SAS-FFESSM) che ha portato a nuove esplorazioni nel Grande Collettore a monte del Pozzo dei Colombi. Nell’anno 2017 è stata pubblicata una prima elaborazione delle sezioni longitudinali, basandosi sui dati grafici disponibili.
Recentemente è stato analizzato nuovamente tutto il materiale disponibile, a partire da quello del 1979, e tutte le misurazioni sono state inserite in un apposito software di rilevamento ipogeo. Il risultato è una poligonale precisa che tiene conto sia della pianta, ma anche delle quote e dei dislivelli. Non ci sono state modifiche rilevanti rispetto ai precedenti disegni, ma sono state aggiornate alcune pendenze e alcuni punti di incrocio delle gallerie. E’ stata inoltre predisposta sia la planimetria geo-riferita che la poligonale 3D.
I dati aggiornati del Complesso delle Risorgive del Timavo vedono uno sviluppo spaziale totale di quasi 2,2 chilometri e un dislivello di 106 m.