906 | Abisso di Repen
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Abisso di Repen
Nome principale sloveno: Brezno pri Repnu
Numero catasto: 906
Numero catasto locale: 4035VG
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 27/06/2010
Affidabilità posizione: Corretto
Presenza targhetta: Si Area geografica: Carso Triestino Comune: Monrupino / Repentabor Area provinciale: Trieste Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS Lat. WGS84: 45,72409584 Lon. WGS84: 13,79186977 Est RDN2008/UTM 33N: 405987.971 Nord RDN2008/UTM 33N: 5064103.102 Quota ingresso (s.l.m.): 317 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 288 m
Sviluppo spaziale: 509 m
Profondità: 312 m
Dislivello totale: 312 m
Quota fondo: 5 m
Descrizione dei vani interni della cavità
L'imbocco dell'abisso fu scoperto da alcuni operai nel luglio del 1957, durante lo scavo per la posa di una conduttura nel paese di Rupingrande. Nel corso della prima esplorazione gli speleologi della Commissione Grotte rilevarono una successione di pozzi, intervallati da brevi ripiani, nei quali riscontrarono una notevole attività idrica costituita da intensi ruscellamenti lungo le pareti, formate da calcare compatto e nerastro, profondamente scanalate, e descrissero alcune piccole marmitte situate nei pressi del fondo dell'abisso, il quale terminava con una fenditura orizzontale.
Immediatamente dopo l'esplorazione, nella cavità fu collocato lo scarico della casa adiacente e l'imbocco è stato protetto da un chiusino.
Nel 1983, la grotta venne esplorata in un giorno di pioggia. I pozzi erano tutti percorsi da cascate d'acqua, la quale entrava sia da un canale esterno che scorre in mezzo al paese, che da un camino, il quale sbuca sul secondo pozzo. Sul pozzo finale venne esplorata una nuova cavernetta, riccamente concrezionata, e un pozzo laterale che si ricollega, a 9,5m dal fondo, a quello principale. L'intensa attività idrica non permise però di esplorare la condottina finale.
Nel 1987 l'abisso fu nuovamente esplorato e con un breve pendolo venne raggiunta una finestra che si apre nella parete dell'ultimo pozzo: da qui ci si deve innalzare in un tortuoso passaggio e si giunge così in un cunicolo dal pavimento coperto da un velo d'acqua. Superato il cunicolo ci si trova alla base di una risalita e quindi, attraversato un basso meandrino, si giunge in una caverna nella quale è stata effettuata una seconda arrampicata, individuata grazie ad un intenso stillicidio che durante periodi piovosi si trasforma in una cascatella. Si giunge così in una cavernetta nella quale si apre una strettoia orizzontale che però diventa impraticabile a causa di una colata calcitica che, pur riducendone la sezione, lascia comunque intravedere un cunicolo che prosegue, dal quale proviene una corrente d'aria continua. Sulla volta dell'ultima caverna, dal lato opposto dell'arrampicata, un'ulteriore risalita potrebbe portare ad altre prosecuzioni, ma la spessa pellicola di fango che ricopre le pareti rende difficile quest'impresa.
Aggiornamento del 29/10/2025:
La cavità terminava a -115 m e una prosecuzione evidente si presentava da un piccolo meandro percorso da un rivolo d’acqua.
Dopo alcune giornate di scavo è stato sceso un piccolo salto di circa 3 m (Nano bastardo) con alla sua base un comodo ripiano. Qui un breve restringimento che, superato, immette su un pozzo da 40 m (Pozzo della supercazzola). Alla sua base un piccolo meandro di poco interesse.
Successivamente si è notato che era la strada più corta verso il fondo.
A 10 m dal fondo del P40 con un pendolino si entra in una finestra evidente. Si scende un pozzetto da 5 m e dopo aver percorso un meandro per una decina di metri ci si immette su un altro pozzo da 17 m (Pozzo dei 2 arrivi). Alla base di questo pozzo un ulteriore meandro stretto lungo circa 15 m porta al Pozzo della Strangola.
Successivamente altro meandro di 8 m che sbuca su un pozzo da 11 m. Alla sua base ci si trova alla profondità di -200 m. Da qui la prosecuzione si presenta alquanto dura. Si prosegue dentro un meandro di 20 m stretto e basso che sbuca su un pozzo da 8 m e successivamente su uno da 2 m. Da qui ancora un meandro da 6 m, poi un P4 e ancora un altro meandro di 15 m. Si arriva alla Cavernetta Giapan, si scende ancora una serie di saltini da 12 e 4 m fino ad arrivare all’ennesimo meandrino. Dopo pochi metri una prima piccola sala e subito dopo un bel pozzo da 25 m con un salto successivo da 5 m. Alla sua base siamo alla profondità di -260 m. Da qui parte un meandro stretto e basso (Infinity) dalla lunghezza di circa 20 m che sbuca in una piccola cavernetta. Si prosegue lungo un ramo fossile per altri 20 m che termina con un passaggio a forma di banana (detto appunto Passaggio Banana). Altro pozzo da 15 m (Pozzo dei sogni infranti). Dalla sua base parte un meandro lungo 40 m con al termine un pozzo da 5 m (Pozzo dei sacchi).
Altro pozzo da 8 m che porta in una comoda sala con un camino alto una quindicina di metri. Qui siamo alla profondità di -300 m. I successivi 2 pozzi, da 10 m e 8 m, portano alla fine della grotta, su uno specchio d'acqua (livello di base). Siamo alla profondità di -312 m.
In collaborazione con l’università di Trieste è stata collocata una sonda per misurare l’innalzamento della zona satura dell'acquifero. Il livello di innalzamento massimo registrato ad oggi è di 110 m. Durante la posa della sonda con stupore sono stati notati numerosi protei, rinvenuti successivamente per più di 60 uscite. Da qui si deduce che questa è il loro habitat abituale.