76 | Antro di Bagnoli
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Antro di Bagnoli
Nome principale sloveno: Jama
Numero catasto: 76
Numero catasto locale: 105VG
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 20/06/2005
Affidabilità posizione: 4º gruppo riposizionamento regionale GPS (2005)
Presenza targhetta: No
Area geografica: Carso Triestino
Comune: San Dorligo della Valle / Dolina
Area provinciale: Trieste
Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS differenziale
Lat. WGS84: 45,61250866
Lon. WGS84: 13,8597763
Est RDN2008/UTM 33N: 411095.678
Nord RDN2008/UTM 33N: 5051628.232
Quota ingresso: 63 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 280 m
Sviluppo spaziale: 296 m
Estensione: 239 m
Dislivello positivo: 0 m
Profondità: 49 m
Dislivello totale: 49 m
Quota fondo: 13 m
Breve descrizione del percorso d'accesso
Dove la piazza del paese di Bagnoli si affaccia sulla strada per Dolina, si imbocca a sinistra una stradetta che valica il Torrente Rosandra con un ponte, portando in breve ad un piazzale alla base del Monte Carso. Qui si interna nel fianco del monte un'insenatura racchiusa tra pareti dirupate, in fondo alla quale si apre l'imbocco dell'Antro, in gran parte occupato da un muro costruito durante l'ultima guerra, quando la grotta era usata come ricovero antiaereo.
Descrizione dei vani interni della cavità
Da un punto di vista idrologico, l'Antro è un' interessante risorgiva carsica ed è anche la più importante sorgente esistente nella zona di Trieste. Assieme all'Antro delle Ninfe (2687 VG), questa cavità è l'unica risorgiva penetrabile nella zona della Val Rosandra. Nei periodi scarsamente piovosi l'acqua non fuoriesce dall'imbocco, mentre alcune polle situate più a valle sono quasi sempre attive. In occasione di violenti acquazzoni, dalla grotta scaturisce un notevole flusso idrico, la cui portata assume talvolta proporzioni impressionanti.
La grotta, un'unica fenditura quasi verticale, rappresenta evidentemente il canale che provvede al drenaggio delle acque di parte dell'altipiano del Monte Carso, con probabili relazioni con gli inghiottitoi di Becca e Occisla. La sua origine è dovuta ad una singolare situazione tettonica: nei banchi dei calcari eocenici (Luteziano medio - 50 milioni di anni) qui disposti quasi verticalmente nella piega anticlinalica del Monte Carso, si è prodotta una divaricazione che ha aperto una via di drenaggio per le acque raccolte nell'interno dell'altopiano retrostante. A favorirne lo sbocco in questo punto concorre inoltre la coltre di terreni impermeabili che si addossano al monte, verso Dolina, tamponando la falda idrica di base.
I Romani, che nel 178 a. C. avevano annesso all'Impero la zona, individuarono ben presto la
copiosa sorgente, le cui acque vennero incanalate, assieme a quelle della Fonte Oppia e delle Sorgenti di Bagnoli, in un lungo condotto fino alla nuova città.
Di questa prima utilizzazione non restano oggi tracce sicure. Infatti, il cunicolo artificiale aperto presso il lavatoio, fin qui ritenuto opera romana, risale al 1804. Quell'anno segna l'inizio delle ricerche idriche per l'approvvigionamento di Trieste, in quanto i pozzi comunali e le poche fonti nel territorio urbano erano ormai insufficienti per i bisogni di una popolazione in rapido aumento.
Per iniziativa del governatore Conte Lovacz venne scavata, da alcuni minatori di Idria, una galleria tra l'Antro e la sottostante sorgente per convogliare in un unico canale entrambi i deflussi, ma il lavoro venne abbandonato dopo una ventina di metri, a causa dei risultati negativi riportati.
In seguito la sorgente di Bagnoli venne presa ripetutamente in considerazione in vari progetti per la realizzazione di un acquedotto per Trieste. Dalle analisi le sue acque risultarono le migliori dopo quelle di Dolina, ma la portata troppo scarsa (media 1200 metri cubi, massima 23.400 metri cubi) fece preferire altre soluzioni (Sorgenti di Aurisina - Timavo 1929).
Già nel secolo scorso gli studiosi avevano individuato come provenienza delle acque di Bagnoli i torrenti che vengono inghiottiti nelle grotte dell'Altopiano di S. Maria di Occisla. La relazione venne dimostrata nel 1908 dal prof. Timeus, con l'immissione di sostanze coloranti (fluorescina e fucsina) che riapparvero dopo 60 giorni, in seguito ad una forte pioggia. L'esperimento rivelò la strana indipendenza delle acque dell'Antro da quelle della vicinissima sorgente del lavatoio, le quali risultarono provenire rispettivamente dalla Voragine di Occisla (170 VG) e dalla Grotta della Cascata (169 VG). Del resto l'acqua della sorgente risulta sempre più limpida e fresca (temperatura media di 12°C) di quella dell'Antro, spesso stagnante. Una prova, meno scientifica ma più convincente per i paesani, fu la fuoriuscita dall'Antro di una quantità di cavoli asportati da una piena dai campi di Becca.
Oggi la grotta non rappresenta più "la ricchezza della villa" come scrisse Boegan nel 1900, ma gli accurati lavori di sistemazione eseguiti in tempi recenti sono un segno che l'antica importanza delle sorgenti non è stata ancora dimenticata.
L'Antro di Bagnoli è accessibile soltanto per pochi metri, fin dove lo stretto gradino roccioso che fiancheggia lo specchio d'acqua si esaurisce davanti ad una fenditura che si restringe progressivamente.
Nel 1960 i sommozzatori della Commissione Grotte "Eugenio Boegan" hanno effettuato una prima ricognizione subacquea della galleria che continua rettilinea, allargandosi verso il basso. Allora la massima profondità raggiunta è stata di 28 m, ma l'immediato intorbidimento dell'acqua ha rappresentato un grave ostacolo a tutte le ricognizioni.
Nel 1965 l'esplorazione è continuata da parte del Circolo Idrologico Speleologico Friulano.
I sommozzatori della Commissione Grotte hanno effettuato qui numerose ricognizioni subacquee, risalendo la galleria sommersa per una quarantina di metri, senza trovare però vani a pelo libero.
AGGIORNAMENTO del 1976:
Durante le esplorazioni ed il rilevamento dell'ultimo tratto della grotta scoperto nel 1976, è stata individuata una galleria discendente in direzione NE, il cui fondo, composto da argilla e detriti, scende con un'inclinazione di 45° fino alla profondità di 46m dove, per motivi di sicurezza, si è interrotta l'immersione. E' stata accertata la provenienza dell'acqua dall'alto, attraverso passaggi impraticabili dall'uomo. La scarsa visibilità e l'ampiezza dei vani rendono molto impegnative ulteriori esplorazioni (Vedi allegato).
AGGIORNAMENTO del 1992:
Durante le esplorazioni effettuate a cavallo degli anni 1991-1992, sono stati percorsi circa 300 m di nuove gallerie sommerse. La profondità massima raggiunta è di 51 m, quella minima di 32 m e la media è di 38-40 m.
La durata delle immersioni è variata dalle tre ore alle quattro ore e mezza e, a causa della poca visibilità, non è stato possibile effettuare il rilievo.
AGGIORNAMENTO del 2022:
Nel 2000, l’Antro di Bagnoli è stato interessato da una campagna d’immersioni che stava dando notevoli risultati. Lo speleosub sloveno Tomo Vrhovec aveva già percorso più di 200 m di cavità sommersa e stava procedendo nelle esplorazioni, ma il giorno 11 febbraio è successo un inaspettato incidente. Quel giorno Tomo non è riemerso e quindi Claudio Bratos e Stojan Sancin, che aspettavano all’esterno, hanno dato l’allarme. Purtroppo il corpo dello spleosub è stato ritrovato senza vita ad una cinquantina di metri di profondità.
In un’immersione fatta vari anni dopo l’incidente, Andrea Moro trova sul fondo una tavoletta con appunti e misurazioni. Risulta che questa tavoletta contiene i dati del rilievo che Tomo Vrhovec aveva raccolto subito prima dell’incidente. Con queste misure è stato possibile addirittura disegnare il nuovo rilievo della grotta.
NOTA:
Le indagini condotte dallo J.O.SPDT dimostrano che l'Antro di Bagnoli è la sorgente di trabocco della Sorgente del Lavatoio e che la Sorgente sulla Piazza è indipendente sia dall'Antro che dalla Sorgente del Lavatoio. Prove con traccianti indicano che la Sorgente delle Ninfe e la Sorgente Clincica vengono in parte alimentate dagli spandimenti sul fondo del laghetto sotto la Cascata (Vedi allegato).