5693 | Lazzaro 2 la Vendetta
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Lazzaro 2 la Vendetta
Numero catasto: 5693
Numero catasto locale: 3205FR
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 14/11/2014
Affidabilità posizione: Corretto
Presenza targhetta: Si Area geografica: Alpi Giulie Comune: Chiusaforte Area provinciale: Udine Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS Lat. WGS84: 46,386563163656 Lon. WGS84: 13,426327921079 Est RDN2008/UTM 33N: 378999 Nord RDN2008/UTM 33N: 5138202 Quota ingresso: 1490 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 670 m
Sviluppo spaziale: 1091 m
Dislivello positivo: 0 m
Profondità: 530 m
Dislivello totale: 530 m
Quota fondo: 960 m
Breve descrizione del percorso d'accesso
L’ingresso, di difficile individuazione, si apre proprio in mezzo alla conca del Grande Poiz, a una quota di 1.490 m s.l.m. Per raggiungerlo si devono seguire delle labili tracce di camosci o vecchi sentieri dei malgari che partono dalle placconate sotto la casera Goriuda di sopra, a circa m 1.300 m s.l.m. e che si dirigono verso ovest. Alcuni tratti esposti sono stati attrezzati con corde fisse. Dopo circa mezz’ora di cammino ci si cala nella conca del Grande Poiz e si traversa quindi in diagonale ancora verso SW per circa 100 m e si può così risalire il solco di un torrente asciutto per circa 150 m di dislivello. In prossimità di alcune pareti non superabili, si devia nel bosco verso NW e in una quindicina di minuti si giunge in un’ampia radura costellata di grossi macigni e pini mughi, qui si apre l’imbocco, riconoscibile per la forte corrente d’aria uscente. Indispensabile il GPS.
Descrizione dei vani interni della cavità
L'ingresso è una frattura alta 1 metro e larga circa 50 centimetri a cui fanno seguito 80 metri di condottine piuttosto strette che conducono ad un pozzo di 45 metri. Scendendolo, dopo 10 metri, si giunge ad un ripiano, formato da massi instabili. Proseguendo fino alla base del pozzo, si incontra un altro masso di grandi dimensioni, anch'esso instabile, che bisogna oltrepassare con cautela. Dopo pochi metri di una corta galleria si apre l'imbocco di un altro pozzo, valutato 40 metri.
ll’ingresso, che misura circa 1,50x0,50 m si scende in un cunicolo, all’inizio alquanto stretto. Si prosegue nel cunicolo, impostato lungo una evidente faglia; si scendono in roccia alcuni brevi salti e si oltrepassano delle strettoie che sebbene siano state allargate risultano impegnative. Proseguendo sempre lungo la faglia, che in certi punti diviene molto stretta, si oltrepassa un pozzo (che più sotto si ricollega con il ramo principale) e superato uno scivolo, dopo pochi metri, si è sull’orlo di un pozzo di 40 m. Dopo pochi metri di discesa si trovano enormi blocchi di roccia che formano un ripiano. In corrispondenza di questo, verso est si sviluppa un breve ramo che chiude. Alla base del P40, scendendo un ulteriore breve salto, si entra in una galleria che conduce alla sommità del P128. In questo punto inizia già un lieve scorrimento idrico. Alla base del pozzo, verso ovest si apre un pozzo di una 50ina di metri che chiude alla base. Alzandosi invece con una breve arrampicata sul lato est si percorre una stretta frattura che porta ad una serie di pozzi, tutti molto bagnati a causa di intensi stillicidi e che vanno sempre più restringendosi, formando anche impegnative strettoie. Già in questa parte della grotta si ode il frastuono di un corso d’acqua. Scesi ulteriori pozzi, ci si affaccia su un ampio pozzo di una ventina di metri, alla cui base arriva una potente cascata che forma un lago. Ci si inoltra quindi in un meandro cui segue una profonda frattura/pozzo in cui è necessario tenersi alti e spostarsi in avanti per non intercettare il torrente. Si può così giungere in una zona asciutta e con blocchi di frana. Proseguendo sempre verso NE si possono scendere dei pozzi asciutti, alla cui base si incontra nuovamente il torrente, ora alimentato da altri arrivi d’acqua di una certa consistenza. Con un breve salto è possibile scendere nel meandro abbastanza comodo, percorso dall’acqua. A un certo punto si abbandona l’acqua che si perde in basso in fessure intransitabili e con un paio di secche curve in ambienti che divengono via via più fangosi si perviene all’ultimo salto che conduce ad una caverna con notevoli depositi nei quali si perde l’acqua (fondo a -530 m).