5101 | Abisso Roberto Pahor
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Abisso Roberto Pahor
Numero catasto: 5101
Numero catasto locale: 2830FR
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 13/09/2021
Affidabilità posizione: Corretto
Presenza targhetta: Si Area geografica: Prealpi Giulie Comune: Resia Area provinciale: Udine Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS Lat. WGS84: 46,331329064969 Lon. WGS84: 13,312033012452 Est RDN2008/UTM 33N: 370080 Nord RDN2008/UTM 33N: 5132246 Quota ingresso: 1425 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 1091,5 m
Profondità: 485 m
Dislivello totale: 485 m
Quota fondo: 940 m
Breve descrizione del percorso d'accesso
La cavità si apre in una grande faglia ad andamento Est-Ovest ed immersione Nord.
Per raggiungere l'ingresso si segue il sentiero che da Sella Carnizza conduce alla Madonna dei Cacciatori, sotto la cima del Monte Musi. Il sentiero (che non è segnato sulla C.T.R.) è ben tracciato sul terreno con vernice rossa. Quando il sentiero assume un andamento suborizzontale, a quota 1440, si è giunti in prossimità della cavità, che si apre in direzione W, a circa 50 m dal sentiero.
Descrizione dei vani interni della cavità
L'abisso inizia con un pozzo, profondo 10 m, che si sviluppa tra enormi massi di crollo. Alla sua base si apre l'imbocco di un altro pozzo, di 42 m, detto "il Liscio", di ampie dimensioni, intervallato da alcuni ponti naturali. In direzione NW, un pozzo di 15 m dà accesso ad una serie di gallerie meandriformi discendenti. Le gallerie, caratterizzate da un fondo di pietrame mobile e perciò denominate "le Scale Mobili", sfociano su due pozzi di 15 m, resi estremamente pericolosi dalle pietre instabili. Un tortuoso meandro dà adito ad un ampio pozzo, con sezione ellittica, denominato "Pozzo dei Delfini". Alla sua base si può notare un forte e persistente stillicidio che si disperde tra le ghiaie del fondo. La cavità continua verso Nord con una galleria discendente, sul suolo della quale si notano tracce di ampi depositi sabbiosi misti a fine pietrisco. Al suo termine ci si trova all'imbocco di un pozzo stretto, di 14 m di profondità, sulle cui pareti scorre un velo d'acqua, presente in tutti i periodi dell'anno. Si giunge così alla sommità di un'enorme frattura, con orientamento 140°-320° ed una lunghezza di circa 50 m. Su questa frattura è impostato un enorme pozzo denominato "il Sogno di Pacoriglio", profondo 65 m e largo 8 m, dalle pareti lisce e levigate. Alla sua base, dopo una china detritica, si apre dapprima un pozzo di 34 m e quindi, tra ciclopici massi di crollo, un altro pozzo parallelo, profondo 47 m. Quest'ultimo, denominato "la Gorna", è di grandi dimensioni e funge da collettore delle acque provenienti da un camino soprastante. In occasioni di forti precipitazioni il pozzo viene occupato da una vera e propria cascata. Dalla base di questo pozzo inizia al seconda parte di questa cavità, priva di grandi verticali, caratterizzata da piccoli salti e stretti meandri.
In direzione SE, una breve galleria termina in un'angusta strettoia, denominata "la Ranzida", che a sua volta dà accesso ad una serie di piccoli pozzi, rispettivamente di 10-7-8 m di profondità. Alla base dell'ultimo di questi 3 pozzi, fra massi di crollo, si apre un altro pozzo, di 20 m, dopo il quale la cavità continua con una successione di altri pozzi, non ancora discesi.
Ritornando tra i massi di crollo alla base del pozzo di 8 m di profondità, dopo una facile risalita la cavità continua con un'altra serie di pozzi tra i quali uno di 27 m, dalle pareti levigate, battuto da un insistente ruscellamento d'acqua. Dopo questo, un saltino di 6 m porta ad una saletta che dà accesso a due diramazioni: verso Est, risalendo una china fangosa, si giunge in una sala sulla cui volta sbocca un pozzo di 45 m (parallelo al pozzo di 27 m); in direzione NW si prosegue verso il fondo. Dopo un pozzo di 17 m inizia un meandro che, a piccoli salti, conduce verso il fondo, dove le esigue dimensioni del meandro non consentono il passaggio. Su questo fondo si disperdono le acque di ruscellamento, lasciando sulle pareti depositi di sabbia.
All'ingresso della cavità è stata apposta una targa commemorativa dedicata a Roberto Pahor.