5101 | Abisso Roberto Pahor
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Abisso Roberto Pahor
Numero catasto: 5101
Numero catasto locale: 2830FR
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Affidabilità posizione: Corretto
Presenza targhetta: No
Area geografica: Prealpi Giulie
Comune: Resia
Area provinciale: Udine
Metodo rilevamento: GRAFICO -> Riconoscimento su carta
Lat. WGS84: 46,3314141
Lon. WGS84: 13,31198765
Est RDN2008/UTM 33N: 370076.71
Nord RDN2008/UTM 33N: 5132255.523
Quota ingresso: 1425 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 1091,5 m
Profondità: 485 m
Dislivello totale: 485 m
Quota fondo: 940 m
Breve descrizione del percorso d'accesso
La cavità si apre in una grande faglia ad andamento Est-Ovest ed immersione Nord.
Per raggiungere l'ingresso si segue il sentiero che da Sella Carnizza conduce alla Madonna dei Cacciatori, sotto la cima del Monte Musi. Il sentiero (che non è segnato sulla C.T.R.) è ben tracciato sul terreno con vernice rossa. Quando il sentiero assume un andamento suborizzontale, a quota 1440, si è giunti in prossimità della cavità, che si apre in direzione W, a circa 50m dal sentiero.
Descrizione dei vani interni della cavità
L'abisso inizia con un pozzo, profondo 10m, che si sviluppa tra enormi massi di crollo. Alla sua base si apre l'imbocco di un altro pozzo, di 42m, detto "il Liscio", di ampie dimensioni, intervallato da alcuni ponti naturali. In direzione NW, un pozzo di 15m dà accesso ad una serie di gallerie meandriformi discendenti. Le gallerie, caratterizzate da un fondo di pietrame mobile e perciò denominate "le Scale Mobili", sfociano su due pozzi di 15m, resi estremamente pericolosi dalle pietre instabili. Un tortuoso meandro dà adito ad un ampio pozzo, con sezione ellittica, denominato "Pozzo dei Delfini". Alla sua base si può notare un forte e persistente stillicidio che si disperde tra le ghiaie del fondo. La cavità continua verso Nord con una galleria discendente, sul suolo della quale si notano tracce di ampi depositi sabbiosi misti a fine pietrisco. Al suo termine ci si trova all'imbocco di un pozzo stretto, di 14m di profondità, sulle cui pareti scorre un velo d'acqua, presente in tutti i periodi dell'anno. Si giunge così alla sommità di un'enorme frattura, con orientamento 140°-320° ed una lunghezza di circa 50m. Su questa frattura è impostato un enorme pozzo denominato "il Sogno di Pacoriglio", profondo 65m e largo 8m, dalle pareti lisce e levigate. Alla sua base, dopo una china detritica, si apre dapprima un pozzo di 34m e quindi, tra ciclopici massi di crollo, un altro pozzo parallelo, profondo 47m. Quest'ultimo, denominato "la Gorna", è di grandi dimensioni e funge da collettore delle acque provenienti da un camino soprastante. In occasioni di forti precipitazioni il pozzo viene occupato da una vera e propria cascata. Dalla base di questo pozzo inizia al seconda parte di questa cavità, priva di grandi verticali, caratterizzata da piccoli salti e stretti meandri.
In direzione SE, una breve galleria termina in un'angusta strettoia, denominata "la Ranzida", che a sua volta dà accesso ad una serie di piccoli pozzi, rispettivamente di 10m-7m-8m di profondità. Alla base dell'ultimo di questi 3 pozzi, fra massi di crollo, si apre un altro pozzo, di 20m, dopo il quale la cavità continua con una successione di altri pozzi, non ancora discesi.
Ritornando tra i massi di crollo alla base del pozzo di 8m di profondità, dopo una facile risalita la cavità continua con un'altra serie di pozzi tra i quali uno di 27m, dalle pareti levigate, battuto da un insistente ruscellamento d'acqua. Dopo questo, un saltino di 6m porta ad una saletta che dà accesso a due diramazioni: verso Est, risalendo una china fangosa, si giunge in una sala sulla cui volta sbocca un pozzo di 45m (parallelo al pozzo di 27m); in direzione NW si prosegue verso il fondo. Dopo un pozzo di 17m inizia un meandro che, a piccoli salti, conduce verso il fondo, dove le esigue dimensioni del meandro non consentono il passaggio. Su questo fondo si disperdono le acque di ruscellamento, lasciando sulle pareti depositi di sabbia.
All'ingresso della cavità è stata apposta una targa commemorativa dedicata a Roberto Pahor.