39 | Grotta del Diavolo zoppo
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Grotta del Diavolo zoppo
Numero catasto: 39
Numero catasto locale: 225VG
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Presenza targhetta: No
Area geografica: Carso Goriziano
Comune: Monfalcone
Area provinciale: Gorizia
Metodo rilevamento: GRAFICO -> Riconoscimento su carta
Lat. WGS84: 45,78990111
Lon. WGS84: 13,56607133
Est RDN2008/UTM 33N: 388548.395
Nord RDN2008/UTM 33N: 5071704.258
Quota ingresso: 3 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 34 m
Profondità: 8,5 m
Dislivello totale: 8,5 m
Quota fondo: -5,5 m
Descrizione dei vani interni della cavità
La grotta, ora distrutta, era un tempo assai nota nella cittadina di Monfalcone per alcune dicerie che la volevano nascondiglio di favolosi tesori. Si racconta che attorno al 1730 un gruppo di villici si avventurò nel sotterraneo, con il fermo proposito di impadronirsi delle ricchezze colà riposte, ma l'apparizione di un uccello mostruoso che si avventò loro contro li mise in fuga e, nel volgere di pochi giorni, tutti illanguidirono e morirono per causa oscura.
Il nome di Grotta del Diavolo Zoppo deriva da una graziosa leggenda secondo la quale la grotta era un tempo abitata da un angelo e dal diavolo, i quali custodivano un forziere colmo d'oro; venuti in disaccordo sulla destinazione da dare al tesoro, i due si scapigliarono ed il diavolo ebbe la meglio, ma tentando di fuggire con il forziere, questo gli cadde addosso storpiandogli una gamba.
Nel 1890 alcuni notabili di Monfalcone intrapresero un'accurata ricerca, coadiuvati da alcuni lavoranti, e venne frugato invano ogni recesso dell'antro che risultò di modesta estensione. In quell'occasione vennero rinvenuti un teschio ed altri frammenti ossei, certamente di epoca assai remota, a giudicare dalle incrostazioni calcaree che li ricoprivano.
Dopo la prima guerra mondiale sorse nei pressi della grotta un cementificio, e la materia prima per la produzione venne tratta mediante lo sbancamento della bassa collina del M. S. Antonio, ridotta oggi ad un lembo insignificante. Scomparve così la Grotta del Diàul Zot e ben pochi ricordano la sua esistenza e la curiosa leggenda, forse la più bella tra le poche tramandate sulle grotte della Venezia Giulia.