346 | Fovea Maledetta
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Fovea Maledetta
Numero catasto: 346
Numero catasto locale: 822VG
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 31/12/1999
Affidabilità posizione: Corretto
Presenza targhetta: No
Area geografica: Carso Triestino
Comune: Sgonico / Zgonik
Area provinciale: Trieste
Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS differenziale
Lat. WGS84: 45,73500079
Lon. WGS84: 13,71473457
Est RDN2008/UTM 33N: 400005.095
Nord RDN2008/UTM 33N: 5065408.178
Quota ingresso: 198 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 148 m
Profondità: 152 m
Dislivello totale: 152 m
Quota fondo: 46 m
Breve descrizione del percorso d'accesso
L'abisso si apre sul fianco Nord di un'ampia e profonda dolina situata a SE dell'ex casello ferroviario di Bristie.
Descrizione dei vani interni della cavità
Il nome di Fovea Maledetta venne attribuito alla cavità dai primi esploratori del Club Touristi Triestini, a causa del terreno accidentato che si doveva percorrere per raggiungerla.
L'imbocco misura circa 20m x 30m ed è diviso a pochi metri di profondità da un ponte naturale che unisce le pareti riccamente coperte da muschi. Il pozzo d'accesso inizialmente ha una forma allungata con gli assi di 15m x 40m circa; più sotto le pareti si restringono, formando, alla profondità di circa 60m, un ampio canalone inclinato, in parte occupato da detriti di varie dimensioni. Il canalone-ripiano sbocca sulla verticale sottostante che ha una sezione molto irregolare e complessa ed è divisa, a circa 40m dal fondo, da un enorme ponte naturale.
Alla base del pozzo profondo 130m c'è una china detritica che termina su di un ripiano d'argilla, mentre in alcune caverne laterali le concrezioni abbondano, rivestendo anche il suolo. Alcuni livelli visibili sulle pareti testimoniano che questa zona viene talvolta allagata e quindi vi è il dubbio che la cavità sia in qualche modo in relazione con l'acqua di fondo; è stato riferito infatti da alcuni visitatori che durante intense e prolungate precipitazioni lo sfasciume calcareo che copre il fondo lasciava filtrare una forte corrente d'aria. Non è quindi da escludere che i detriti abbiano occultato un passaggio verso vani più profondi, i quali, data la quota molto bassa del fondo, potrebbero raggiungere il livello di base, come avviene per il vicino Abisso dei Cristalli (781/3960VG), dove segni di allagamenti sono ancora più evidenti.
Oltre il ponte suddetto, si sviluppa un pozzo parallelo, raggiungibile con pendoli o traversi, caratterizzato da diversi ripiani, da uno dei quali, a circa 80m di profondità, si diparte una breve diramazione: superato un pozzetto sormontato da un ampio camino, essa porta ad un piccolo laghetto. In questo ramo è presente una discreta attività idrica, costituita dallo stillicidio proveniente, attraverso il camino, dalla dolina sovrastante.
Il nuovo ramo che porta alla profondità di 152m, scoperto nel 1988, inizia, superata un'impegnativa strettoia, dal ripiano inclinato che si trova a 105m di profondità. La strettoia, del diametro di circa 45cm, è lunga circa 3m e presenta un gomito verso la fine. Oltre, un pozzo immette in una breve ma fangosa galleria, che a sua volta sbocca in un'ampia spaccatura, orientata grossomodo E-W. A questo punto si può scendere subito, raggiungendo così un fondo circa 25m più in basso, oppure si può traversare sulla sinistra, e con una breve arrampicata raggiungere una finestra, oltre la quale sprofonda un pozzo di 17m, alla cui base un laghetto, che ospita alcune concrezioni, tocca la massima profondità. Traversando ancora ed effettuando altre arrampicate, è possibile raggiungere un ramo asciutto e senza circolazione d'aria (che invece si poteva avvertire nel tratto precedente), il quale chiude poco più avanti.