3449 | Abisso Città di Udine
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Abisso Città di Udine
Numero catasto: 3449
Numero catasto locale: 1837FR
Numero totale ingressi: 4
Ingresso principale
Presenza targhetta: No
Area geografica: Alpi Giulie
Comune: Chiusaforte
Area provinciale: Udine
Metodo rilevamento: GRAFICO -> Riconoscimento su carta
Lat. WGS84: 46,38213840085
Lon. WGS84: 13,49816211723
Est RDN2008/UTM 33N: 384513
Nord RDN2008/UTM 33N: 5137603
Quota ingresso (s.l.m.): 1900 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 1025 m
Profondità: 678 m
Dislivello totale: 678 m
Quota fondo: 1230 m
Breve descrizione del percorso d'accesso
Il Col Lopic si può raggiungere da Sella Nevea seguendo il sentiero di Pian delle Loppe fino al nevaio sotto Sella Robon; a questo punto si prende a destra un sentiero per il Rifugio Gilberti che passa direttamente a S del Col Lopic. Altrimenti si può partire dalla stazione della funivia posta presso il Rifugio Gilberti e, tramite un sentiero approssimativamente tracciato, si raggiunge in meno di due ore il Col Lopic. L'abisso s'apre sulle sue balze più settentrionali. Durante i mesi invernali è sconsigliato raggiungere queste zone. La grotta si trova generalmente libera da neve e ghiaccio nei mesi che vanno da agosto ad ottobre. L'ingresso non è di facile individuazione.
Descrizione dei vani interni della cavità
La cavità è impostata su una faglia subverticale di direzione 236-WSW che presenta un rigetto valutabile sulla decina di metri. Lo sviluppo dell'intera cavità è fortemente influenzato da due fattori: la faglia suddetta e la litologia. Il pozzo d'accesso (P14) s'apre nei calcari del Dachstein ed è impostato sulla faglia, come testimonia il suo andamento allungato fusiforme. Raggiunto il fondo si può procedere in due direzioni, diametralmente opposte. Verso E si incontra un piccolo salto di 8m che porta all'imbocco di un P50 con cui termina questa diramazione. Andando in direzione opposta, invece, si accede alle grandi verticali della direttrice principale. Una piccola galleria di una decina di metri conduce all'attacco di un P24 alla base del quale si trova un piccola laghetto superabile con un pendolo. Proseguendo, si giunge al terrazzino di ghiaccio di partenza del P80, unico pozzo che, anche in regime di magra presenta un notevole stillicidio. Di fronte al terrazzo, sulla parete opposta, si osserva una grossa cascata di ghiaccio che proviene dalla seconda entrata della cavità (CL1). Durante l'esplorazione, sul fondo del pozzo, si trovava un grosso cumulo di neve che quasi occludeva lo stretto cunicolo che porta alla fessura d'attacco del P70 (3 frazionamenti). Questo ha una sezione fusiforme e tende ad allargarsi a campana verso il basso; dalle sue pareti strapiombanti si staccano al minimo contatto grossi blocchi di roccia, rendendo così particolarmente pericolosa la discesa. Seguono un P24, 20, 3, 7, 5, 61. Quest'ultimo, certamente, è il pozzo più bello e spettacolare dell'intero sistema. Gli strati calcarei che il pozzo attraversa hanno giacitura quasi orizzontale e sono ricchissimi di megalodon messi in rilievo dall'erosione selettiva; alcuni presentano all'interno cristalli ben formati di calcite pura. Seguono una serie di saltini che portano alla profondità di 352m (fine delle esplorazioni del 1980). Da qui la cavità cambia decisamente morfologia: le grandi verticali lasciano, infatti, il posto ad angusti meandri, profondi anche 40m, fino a giungere alla profondità di 525m (punto raggiunto dalla squadra esplorativa F.Savoia e S.Modonutti nel 1982). Successivamente, nel 1991, con un P15, 72, 35, 4, 7, e 8 fu raggiunto l'attuale fondo: -625m.