1926 | Grotta dei Coralli
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Grotta dei Coralli
Numero catasto: 1926
Numero catasto locale: 4646VG
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Presenza targhetta: No
Area geografica: Carso Triestino
Comune: Duino Aurisina / Devin Nabrežina
Area provinciale: Trieste
Metodo rilevamento: GRAFICO -> Riconoscimento su carta
Lat. WGS84: 45,78773322
Lon. WGS84: 13,59884327
Est RDN2008/UTM 33N: 391091.347
Nord RDN2008/UTM 33N: 5071418.221
Quota ingresso (s.l.m.): 95 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 145 m
Profondità: 76 m
Dislivello totale: 76 m
Quota fondo: 19 m
Descrizione dei vani interni della cavità
A distanza di un anno dalla scoperta della Grotta del Timavo (1844/4583VG) i lavori di completamento degli impianti del nuovo acquedotto di Trieste misero in luce un'altra vasta cavità, anch'essa senza uno sbocco in superficie, fino a quel momento.
Dovendo aprire un'ampia trincea per la presa dei tubi destinati a collegare la costruenda torre piezometrica con la conduttura principale, l'ACEGAT aveva incaricato l'Osservatorio Geofisico di effettuare lungo il tracciato una serie di sondaggi geoelettrici, onde mettere in evidenza la presenza di eventuali cavità sotterranee. Si temeva che durante gli scavi il terreno potesse ad un tratto sprofondare, come era avvenuto nel marzo del 1970 presso la Chiesa Nuova di San Giovanni di Duino. I rilevamenti diedero esito negativo fino al punto più elevato del tracciato dove improvvisamente la resistività passò da 3000 a 8000 ohm in una ristretta area, segnalando l'esistenza di un vano a circa 6m dal piano di campagna. Nel progetto non era previsto di giungere a tale livello, ma tuttavia si ritenne opportuno farlo, anche per accertare se più in basso la cavità assumesse dimensioni tali da pregiudicare la costruzione della torre; esattamente nel punto ed alla profondità prevista le mine sfondarono la sommità di un camino verticale, nel quale le pietre gettate precipitavano per un lungo tratto. Del fatto venne informata la Commissione Grotte, che ebbe così l'opportunità di esplorare una delle più belle grotte conosciute sul Carso e destinata ad essere nuovamente chiusa.
La cavità inizia con un pozzo verticale, al quale seguono alcuni salti inclinati, uno scivolo detritico ed un largo baratro poco profondo, ma molto ampio, sormontato da un ampio camino. Una ripida china detritica di pietrame porta all'inizio della lunga ed accidentata galleria che si sviluppa verso SW, all'inizio quasi orizzontale e più avanti in moderato declivio. Essa termina con due larghi pozzi paralleli dove accumuli di materiale di frana hanno bloccato ogni ulteriore via di proseguimento. Lungo il percorso della galleria, ed in particolare nella zona più interna, la parete destra e le grandi lame di concrezione che scendono dalla volta sono coperte da un eccezionale profusione di infiorescenze coralloidi e di cristalli molto fragili; ugualmente rivestiti da minute formazioni cristalline sono alcuni tratti di pavimento e dei fianchi dei pozzi interni, mentre in altri punti si osservano gruppi isolati di candide eccentriche orizzontali.
L'ubicazione dell'imbocco e la quota poco elevata avevano fatto sperare che da questa grotta si potesse raggiungere il Timavo sotterraneo, come era accaduto nel marzo del 1970 nella Grotta del Timavo (1844/4583VG). Indubbiamente la grotta, di origine molto antica, arrivava a livelli più profondi, ma poderosi depositi di riempimento, che hanno interessato anche molte altre cavità carsiche, hanno bloccato ogni passaggio alla quota di 14m s.l.m.
La grotta è chiusa.