1386 | Abisso della Cava Faccanoni
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Abisso della Cava Faccanoni
Numero catasto: 1386
Numero catasto locale: 4336VG
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 05/01/2015
Affidabilità posizione: Corretto
Presenza targhetta: Si Area geografica: Carso Triestino Comune: Trieste Area provinciale: Trieste Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS Lat. WGS84: 45,657613455677 Lon. WGS84: 13,816713038551 Est RDN2008/UTM 33N: 407812 Nord RDN2008/UTM 33N: 5056688 Quota ingresso (s.l.m.): 220 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 75 m
Profondità: 150,5 m
Dislivello totale: 150,5 m
Quota fondo: 69,5 m
Descrizione dei vani interni della cavità
Nella primavera del 1964 lo scoppio di una mina fatta brillare sul lato orientale della Cava Faccanoni mise in luce l'accesso di questo importante abisso, che nella sua più recente evoluzione era giunto ormai a brevissima distanza dalla superficie. Data la particolare ubicazione, è certo che il progredire del fronte di avanzamento della cava porterà alla distruzione del suo tratto iniziale ed all'occlusione dei vani sottostanti.
L'ingresso dell'abisso si apre sulla parete Est della cava; per accedervi bisogna superare una parete dalla roccia guasta, alta un paio di metri, raggiungendo così un vestibolo il cui soffitto è forato da un secondo ingresso, strettissimo che in origine era ostruito da un accumulo di massi; dal fondo del vestibolo una fessura meandriforme s'immette nel primo pozzo interno, lungo la cui parete sporgono numerose lame appuntite, il quale dopo pochi metri, si allarga notevolmente; dal fondo si sviluppa un cunicolo discendente, concrezionato, che porta in una bassa sala, dal suolo ascendente costituito da un impasto di materiale argilloso e roccia friabile. Sul fondo alcuni fori danno accesso al secondo pozzo, nel quale, dopo un paio di metri, c'è un comodo ripiano, ottimo posto di manovra per la discesa nel salto sottostante; questo, profondo circa 67m, e con le pareti verticali e levigate, ma irte di lame acuminate pronte a staccarsi al minimo urto, si apre lungo una linea di faglia ed ha la base costituita da un vano cilindrico, del diametro di un paio di metri, dal quale si dipartono, nella direzione della faglia suddetta, due rami.
Il primo è costituito da uno stretto pozzo cilindrico di 4m, cui segue una fessura orizzontale, lunga un paio di metri, la quale a sua volta dà nel pozzo sottostante, profondo 12m, che si apre in strettoia; sul fondo un saltino di un paio di metri pone fine a questo ramo.
L'altra diramazione, che costituisce la continuazione dell'abisso, ha inizio con due salti, di poco inferiori ai 2m, che portano sopra un pozzo di 25m, al quale si accede superando una strettoia nella roccia viva e spigolosa.
Il pozzo sembra sia stato scavato dall'azione violenta dell'acqua incanalata in frattura. Attualmente l'attività idrica è ridotta a un rivolo che proviene da acque d'infiltrazione raccoltesi lungo le pareti del grande pozzo.
La cavità continua con una strettoia discendente molto inclinata, la quale sbocca su un piccolo salto, sotto il quale vi è un vano nel quale da una parte c'è un bacino d'acqua limpidissima, mentre dall'altra scende un ulteriore pozzetto, nel quale il rivolo suddetto si getta sotto forma di insistente cascatella. L'accesso a tale pozzetto, che misura 5m, è reso quasi proibitivo da una impegnativa strettoia; sul fondo, l'acqua scompare in fessure impraticabili.
L'origine dell'abisso è attribuibile ad un modesto corso d'acqua, la cui attività ha lasciato segni evidenti nel tratto fino all'imbocco del grande pozzo, dove alcune marcate discontinuità della massa calcarea hanno favorito un rapido assorbimento delle acque. La minuta e diffusa fratturazione della roccia, costituita da un calcare arenaceo a nummuliti ed alveoline, dà luogo, specialmente nella parte più profonda, ad una intensa percolazione che determina un rapido sfaldamento delle pareti e l'accumulo di depositi di sabbia grigiastra.
L'esistenza di questo abisso offre la possibilità di formulare nuove considerazioni sul carsismo di questa particolare zona, nella quale il vicino Abisso dei Morti (10/15VG) era considerato fin qui un fenomeno isolato e del tutto eccezionale.
Qualche tempo dopo l'esplorazione della Commissione Grotte la cavità veniva nuovamente visitata da un gruppo speleologico ed in questa occasione veniva immessa nel torrentello presso il fondo una sostanza colorante; la marcatura avrebbe permesso di accertare una relazione con le acque raccolte dall'acquedotto teresiano di San Giovanni di Guardiella, ma la notizia non offre garanzie di sufficiente attendibilità.