126 | Abisso del Colle San Primo
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Abisso del Colle San Primo
Numero catasto: 126
Numero catasto locale: 160VG
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 29/10/2008
Affidabilità posizione: Corretto
Presenza targhetta: Si Area geografica: Carso Triestino Comune: Trieste Area provinciale: Trieste Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS differenziale Lat. WGS84: 45,72275805 Lon. WGS84: 13,7120244 Est RDN2008/UTM 33N: 399772.344 Nord RDN2008/UTM 33N: 5064051.39 Quota ingresso: 257 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 120 m
Profondità: 103 m
Dislivello totale: 103 m
Quota fondo: 154 m
Descrizione dei vani interni della cavità
Dopo la prima esplorazione del Club Touristi Triestini l'Abisso del Colle San Primo cadde per lungo tempo nell'oblio. La posizione indicata dagli scopritori era alquanto inesatta e soltanto nel 1957, dopo lunghe ricerche nella zona, la Commissione Grotte individuò nuovamente la cavità, situata in effetti molto più ad Est.
Già lungo il pozzo iniziale, complicato da numerosi ripiani e ponti naturali, si notano segni evidenti di un'antica attività idrica che ha lasciato tracce ancora più palesi nella caverna sottostante, dove la luce esterna penetra, con effetto suggestivo, attraverso varie aperture.
Salendo una piccola colata calcitica si incontra un'angusta diramazione che termina con un pozzetto ed un breve vano argilloso. Nella parte più profonda della caverna vi è l'imbocco del secondo pozzo, il quale si mantiene strettissimo per alcuni metri, sboccando quindi improvvisamente in un vano molto spazioso, mentre la scala scende lungo una parete a gradoni e giunge alla sommità di una china detritica. Qui quattro fori situati a varie altezze immettono nell'ultimo pozzo nel quale si innesta più in basso anche un'inclinatissima galleria a gomito che fa seguito alla china anzidetta; da questa parte la discesa risulterebbe più agevole, ma la grande quantità di pietrame mobile la rende assai pericolosa.
La cavità si scosta, per la sua particolare struttura, dal tipico abisso carsico, e trova analogia soltanto nell'Abisso di Gabrovizza (132/73 VG). La visita è interessante sotto vari aspetti e non difficile in rapporto alla profondità; nel primo e secondo pozzo i numerosi gradini trattengono molti detriti, per cui durante la manovra è costante il pericolo per la caduta di massi. Nell'ultima caverna vennero raccolti dal CTT dei cocci di anfore romane, gettate nella grotta forse a scopo votivo, ma la cui presenza in questo estremo recesso è difficilmente spiegabile.
AGGIORNAMENTO del 1982:
scendendo il terzo pozzo della cavità si riesce appena ad intravedere una finestra che termina dopo pochi metri con una stretta fessura a camino. (Il rilievo non è stato aggiornato con questa prosecuzione).