1047 | Abisso Silvio Polidori
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Abisso Silvio Polidori
Numero catasto: 1047
Numero catasto locale: 478FR
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 12/10/2019
Affidabilità posizione: Corretto
Presenza targhetta: Si Area geografica: Alpi Carniche Comune: Moggio Udinese Area provinciale: Udine Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS Lat. WGS84: 46,558031244945 Lon. WGS84: 13,199677486601 Est RDN2008/UTM 33N: 362006.1 Nord RDN2008/UTM 33N: 5157626 Quota ingresso: 1665 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 235 m
Profondità: 192 m
Dislivello totale: 192 m
Quota fondo: 1473 m
Breve descrizione del percorso d'accesso
L'abisso si apre sulla parete che discende dalla Creta di Rio Secco, a quota 1665 m.
Descrizione dei vani interni della cavità
Il primo pozzo si apre al termine di una bassa galleria lunga pochi metri e, come tutti i pozzi dell'abisso, scende leggermente inclinato; la parete lungo la quale si scende è interrotta da ripiani e terrazzini ed anche il pozzo presenta chiari segni di erosione (corrosione). Alla sua base si trovano due passaggi: uno, ascendente, porta ad una cavernetta bloccata da una frana, la cui volta si eleva a camino, l'altro porta ad una galleria discendente, lunga una settantina di metri. Questa galleria rassomiglia all'imbocco dell'abisso e mostra anch'essa chiaramente che la sua origine è dovuta ad un corso d'acqua. Il calcare è scuro, quasi nero, ma ricco di venature bianche cristalline, compatto e scarsamente stratificato; tuttavia nel soffitto piatto si riconosce il letto di uno strato ed in diversi punti la sezione a "T" con gli incavi in corrispondenza dei giunti di stratificazione è molto evidente. Ciò che colpisce in modo particolare è che tutte le forme della galleria sono arrotondate e perfino alcune lame di erosione hanno gli spigoli smussati. Ciò probabilmente è dovuto ad una diversa durezza di questi calcari rispetto ai calcari cretacei. Si potrebbe anche supporre che al modellamento abbia contribuito l'azione del ghiaccio, il quale ancor oggi, nella stagione fredda, si forma abbondantemente lungo la galleria; è possibile anche che la conservazione della morfologia erosiva (corrosiva) così accentuata dell'ingresso e del primo pozzo sia dovuta all'azione dell'antico ghiacciaio ed ora del nevaio, che negli inverni molto nevosi raggiunge e supera l'ingresso della cavità. La galleria termina con una vasca d'acqua che la chiude a sifone, dovuta probabilmente ad un'ostruzione di argilla. Dalla galleria si dipartono alcuni cunicoli privi d'importanza; uno di essi conduce ad una cavernetta, dalla quale un basso passaggio porta sopra il secondo pozzo dell'abisso. A circa metà della galleria, sulla parete destra, si apre il secondo pozzo, detto "Pozzo del Chiodo", profondo una decina di metri, che sbocca in una galleria. A monte la galleria si chiude dopo una ventina di metri mentre a valle si scende per alcuni gradoni, fino ad un terrazzino sovrastante il terzo pozzo. Lungo il Pozzo del Chiodo ci sono le prime infiltrazioni d'acqua, mentre da un camino che si apre proprio sopra il terrazzino cade un diffuso e violentissimo stillicidio che si raccoglie in una vaschetta e dà origine ad un torrentello interno, il quale si riversa nel pozzo sottostante. Il terzo pozzo va dal terrazzino fino ad un ampio ripiano inclinato detto "Posto di Manovra", però esso può anche essere considerato come la parte superiore di un unico grande pozzo che scende dal terrazzino fino a quota 148. Difatti, malgrado la sua complessità ed i numerosi ripiani e terrazzi che lo dividono in salti più piccoli, il pozzo presenta una tale unitarietà di caratteri che si potrebbe considerarlo un unico pozzo di 98m. I diversi tratti variamente inclinati si raccordano uno all'altro dolcemente, senza variazioni della sezione, senza neppure un minimo accenno di camini sulla volta. Appare evidente che l'intero pozzo è stato scavato ed ampliato dal corso d'acqua che lo percorre dall'alto in basso; il tratto del cunicolo (punti 13 e 14 del rilievo), il ripiano ed il diaframma (punti 16 e 17), il diaframma (punto 18) ed altri particolari minori mostrano quale fosse la primitiva via seguita dall'acqua. Lungo tutto il pozzo non si scorge traccia di frattura o faglia ed anche la stratificazione, suborizzontale, è poco evidente tranne che nell'ultimo tratto di 20m. Dal terrazzino (punto 11) la parete levigatissima scende leggermente inclinata, interrotta da una cornice prima e da una ripiano poi, fino al Posto di Manovra. L'acqua scorre lungo la parete e può facilmente essere evitata. Qualche metro sotto il Posto di Manovra si trova un terrazzo più piccolo, dopo il quale il pozzo scende quasi verticalmente per qualche metro, leggermente strapiombante; da questo punto fino a quota 133, a meno che non si ricorra a qualche accorgimento, la scala viene a trovarsi completamente sotto la cascata ormai notevolmente ingrossata. Una trentina di metri sotto il Posto di Manovra si trova un ripiano a schiena d'asino che divide il pozzo principale da un pozzetto secco di pochi metri. Un breve tratto di galleria (punto 17) congiunge nuovamente il pozzetto al pozzo principale. In questa galleria fu sistemato un secondo Posto di Manovra (PM 2), onde dividere in due tratte il pozzo ed agevolare la dura risalita sotto la cascata. Proseguendo la discesa si osserva un secondo diaframma, molto sottile, che divide nuovamente il pozzo in due parti: la parte in cui non scorre più l'acqua non è stata esplorata, ma certamente si congiunge al pozzo principale, pochi metri più sotto. A 133 metri di profondità si incontra un terrazzo (punto 19) dopo il quale le pareti si allargano ed il pozzo scende a gradoni per una quindicina di metri: qui la stratificazione appare abbastanza evidente. Il fondo del pozzo è piuttosto stretto e ricoperto da detriti. Una corta ed angusta galleria, il cui ingresso è semi coperto da grossi blocchi, conduce in una bassa saletta occupata da una vasca d'acqua e di fronte alla galleria si apre un pozzo di pochi metri; l'acqua invece sfoga sulla destra per un basso pertugio che dà accesso all'ultimo pozzo di 31m. La discesa in questo pozzo è molto ardua per la violenza della cascata, la quale aumenta di volume con la profondità, a causa di diversi spandimenti. Alla base del pozzo terminale si trova un piano detritico al quale fa seguito una galleria di pochi metri; un piccolo laghetto fangoso pone termine all'abisso a 192m di profondità.
Il ramo secco che ha inizio nella cameretta sovrastante l'ultimo pozzo, dopo il primo salto di 9m, continua (punto 23) con due altri pozzi di 16m e 4m. Una cavernetta con il suolo fangoso è l'ultimo punto accessibile di questa diramazione. Una fessura impraticabile lascia scorgere un ulteriore vano profondo qualche metro.