Nomi e numeri catastali
Nome principale: Grotta della Foos
Numero catasto: 507
Numero catasto locale: 229FR
Numero totale ingressi: 1
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 3294 m
Dislivello positivo: 34 m
Profondità: 127 m
Dislivello totale: 161 m
Quota fondo: 283 m
Ingresso principale
Presenza targhetta: No
Area geografica: Prealpi Carniche
Comune: Tramonti di Sotto
Area provinciale: Pordenone
Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS
Lat. WGS84: 46,25364964
Lon. WGS84: 12,81285079
Est RDN2008/UTM 33N: 331421.247
Nord RDN2008/UTM 33N: 5124555.292
Quota ingresso: 410 m
Geologia e Geomorfologia
Caratteri fisiografici
Ubicazione: Prealpi Carniche
Area carsica: Monte Ciaurlec (A) Morfologia: rilievo montuoso Geomorfologia: ripiano – terrazzo Idrologia: corso d'acqua temporaneo (attuale) Contesto attuale: antropizzato Distanza dal mare: >10.000 m Distanza da fonte d'acqua: <500 m Note caratteri fisiografici:
si apre con due ingressi non distanti dalla strada
Caratteri interni
Andamento: Semplice orizzontale
Pozzi: Sì
Planimetria: articolata: più vani
Ampiezza piano calpestabile: m
Grotta turistica: No
Concrezionamento: scarso / assente
Acqua interna: Sì
Note caratteri interni:
Ingressi
Ingresso 1
Lat. WGS84: 46,25364964
Lon. WGS84: 12,81285079
Quota ingresso: 410 m s.l.m.
Morfologia: piede di parete
Archeologia
Data
?Autore
Unione Speleologica PordenoneseConservati
SiPubblicati
SiNote
Rinvenimento occasionale. I resti erano inclusi nella breccia cementata in un cunicolo laterale della cavità, "probabilmente in giacitura secondaria antica" (Tonon 1992, p. 196).Indagine
Tipologia di indagine: recupero
Stratigrafia: no
Area indagine: parziale
Settore: cunicolo laterale
Cronologia: Pleistocene
Materiali
Paleontologici: resti di Marmota marmota e Ursus spelaeus.
Bibliografia: Dalla Vecchia 2008; Tonon 1992; Bon et alii 1991.
Depositi materiale
Situazione dei materiali: conservati
Denominazione deposito: Museo Civico di Storia Naturale Silvia Zenari
Indirizzo deposito: via della Motta n. 16, 33170-Pordenone
Descrizione e rilievo
Breve descrizione del percorso d'accesso
La grotta si apre con due ingressi a pochi metri dalla strada che da Campone porta al Lago di Tramonti, sulla sinistra della stessa.
Descrizione dei vani interni della cavità
Fin dal 1923 si hanno notizie di studi di varia natura effettuati in questa cavità. Nel 1951 la CGEB iniziò un'esplorazione sistematica della regione carsica del Monte Ciaurlec e, di conseguenza, della grotta. Nel 1965 fu effettata la prima immersione nel sifone N.1 che però non fu superato.
La grotta inizia con un tratto di galleria lungo un centinaio di metri il quale porta all'orlo di un pozzo, profondo 8m, che sbocca nel ramo principale della cavità, lungo quasi 700m. Le gallerie che compongono tale ramo (Galleria del Fango, Galleria delle Contropendenze, Galleria del Sifone) sono fra le più ampie della grotta e, in buona parte, sono percorse da corsi d'acqua di modesta entità.
La Galleria del Sifone termina con un pozzo di 14m, la cui base è occupata da un lago-sifone profondo 12m, parzialmente esplorato nel 1965.
Lateralmente al ramo principale della grotta si aprono numerose altre gallerie che ne portano lo sviluppo totale a 1311m. La più interessante fra queste (Galleria delle Marmitte e Galleria Nuova), presenta una morfologia di avanzata maturità ed è ancora percorsa da un ruscello di discreta portata. Tali gallerie, assieme alla Galleria della Retroversione, furono esplorate per la prima volta nel dicembre del 1968, raggiungendo con un'arrampicata la finestra che si apre sulla parete Ovest del Cavernone.
Pressappoco a metà della galleria principale, sulla destra, si apre un ramo secondario lungo 40m, che termina anch'esso con un sifone, profondo anche questo 2m. Entrambi i sifoni non sono stati esplorati per la mancanza di tempo e quindi non è da escludere un nuovo proseguimento della cavità.
il 24 febbraio 1992 è stata portata a buon fine una serie di immersioni che avevano lo scopo di verificare la consistenza dei sifoni posti nella parte finale delle gallerie già note della grotta. A causa della siccità prolungata del periodo invernale 1991-1992, il sifone, già superato ad opera di A.Kozel, L.Russo e G.Ercolani (denominato per praticità N.1), è stato trovato completamente prosciugato in corrispondenza dell'ultima giornata esplorativa. Si è quindi proceduto alla risagolatura dello stesso con cavo in nylon di 2,5mm, utilizzando circa 25 punti di fissaggio con chiodi ed elastici per una lunghezza di circa 60m. In condizioni idriche normali tale sifone è profondo circa 12m e lungo circa 45m.
E 'stato poi visitato il sifone più a valle (N.3), riscontrando una strettoia in interstrato di 3m di ampiezza per 0,3m di altezza, ad una profondità di circa 2,5m e ad una distanza di sagola di circa 15m. Tale interstrato prosegue in leggera salita per una distanza non valutabile, facendo supporre una riemersione in aria.
Quest'ultimo, alla data dell'esplorazione, misurava una profondità massima di 2,5m ed una lunghezza, esclusi i laghetti d'ingresso e di uscita, di circa 5m.
Una corrente d'aria cospicua usciva da una fessura verticale posta sul pelo libero dell'acqua, verificando in tal senso una comunicazione aerea occasionale con la parte oltre il sifone. La nuova galleria scoperta misura una lunghezza complessiva di 1035m. Essa è posta generalmente in interstrato con direzione generale N-NW con locali cambi di direzione.
L'ampiezza media del condotto misura circa 3m x 2m con locali strettoie, riportate nel rilievo, e locali ambienti più vasti con evidenti ampliamenti di crollo.
E' presente in maniera continua una copertura fangosa ed argillosa che localmente può arrivare ad accumuli di oltre 2m. In corrispondenza di due punti è presumibile la presenza, in condizioni idriche normali, di altri due sifoni, trovati, durante l'esplorazione, completamente prosciugati.
Il nuovo tratto scoperto ospita invece un altro sifone (N.4) a circa 250m dal N.2.
Quest'ultimo sifone, non conosciuto, alla data dell'esplorazione era anch'esso di ridotte dimensioni. La sua lunghezza non superava i 5m per una profondità massima di 2m.
Il tratto sifonante è preceduto da un laghetto profondo circa 1,6m e lungo circa 10m con il pelo libero dell'acqua a 10-20cm dalla volta. Non si esclude che in regime normale tale tratto possa essere completamente occluso dall'acqua.
Durante l'esplorazione la galleria era percorsa da una leggera corrente d'aria che soffiava da N-NW a S-SE e quindi nella direzione contraria all'avanzamento.
L'interstrato in cui si è impostata la galleria interferisce localmente con dislocazioni tettoniche di importanza secondaria.
Non sono state trovate concrezioni se si esclude una caratteristica stalagmite scura sul fondo del sifone N.4 e qualche crostone calcitico soprattutto lungo le pareti delle due ultime sale.
Notevoli sono le cinque sale, ampliate per crollo, poste lungo la galleria. La più ampia di esse misura una lunghezza di circa 30m per un'altezza di circa 10m e un'ampiezza massima di 10m.
L'esplorazione si è arrestata in una sala occupata parzialmente da un lago. Da una condotta di 4m x 4m, ad un'altezza di circa 8m, precipitava una cascata di media intensità, certamente inaspettata, vista la prolungata siccità del periodo.
Altre venute d'acqua sono state trovate in corrispondenza della parte iniziale, ma, nel complesso, non si può ritenere che non avvengano deflussi e che in periodi di piena le acque vengano drenate verso il basso, quasi subito rispetto ai punti di arrivo.
Sono state rilevate 14 diramazioni laterali esplorabili, tra camini e cunicoli, alcune delle quali ampie fino a 3m x 3m.
E' stato inoltre rifatto il rilievo riportato da Kozel, Russo ed Ercolani.
AGGIORNAMENTO MARZO 2022
RAMO:LASCIATE OGNI SPERANZA O VOI CHE ENTRATE:
Dal caposaldo 54 del disegno del 1992 si evince che una piccola porzione del ramo era già stata esplorata in quegli anni. In quell' occasione erano stati comunque notati dei movimenti nel cumulo di ghiaia che determinava la fine del ramo stesso. Si presume che durante una forte piena dovuta probabilmente alla tempesta Vaia del 2018, ci sia stato uno spostamento delle ghiaie più intenso del solito. Tale spostamento ha aperto uno spiraglio tra la sommità del cumulo e la volta della grotta notato da alcuni ragazzi dell'Unione Speleologica Pordenonese C.A.I. che, dopo una breve opera di scavo, hanno reso fruibile il passaggio. Da lì a poco, con una serie di uscite è stata esplorata e rilevata la nuova galleria, un ramo prevalentemente discendente e ricco d'acqua, per uno sviluppo di circa 1400 metri con un dislivello di 80 metri.
Per la descrizione completa si rimanda a “Esplorare Appunti di Speleologia Pordenonese” n.10 – anno 2021
RAMO PRADIS: Dal caposaldo 71 del rilievo del 1992 il Gruppo Speleologico Pradis, dopo un'opera di disostruzione, ha aperto il passaggio per una nuova galleria ascendente di circa 150m di lunghezza.
Bibliografia
Tonon M.
Museo Civico di Scienze Naturali (1992)
Collocazione: Catalogo della Mostra realizzata dal Museo di Storia Naturale di Pordenone, Pordenone 1989, 150 pp., Pordenone
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Si riporta la descrizione della cavità, visitata da Marinoni in compagnia del prof. Marinelli con la guida dei fratelli Commessati, il cui piano pavimentale era al tempo ostruito da massi derivati dal crollo della volta. L'A., oltre all'assenza di tracce riferibili alla frequentazione umana e animale, ritiene non sia possibile pensare di praticarvi degli scavi "perché pericolosissimo, nessuna probabilità di riuscita per le frane che ne occupano ora il suolo di origine".
Maddaleni P.
Museo Friulano di Storia Naturale (2017)
Collocazione: Gortania. Geologia, Paleontologia, Paletnologia, 38: 85-120, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel contributo viene offerta una prima revisione sistematica dei dati disponibili per le circa 50 principali cavità di interesse paleontologico e paletnologico attestate in Friuli. Alla ricchezza dei siti (grotte e ripari) presenti in tale comparto territoriale contraddistinto da una peculiare conformazione geologica, si associa una disomogenea e talora lacunosa disponibilità di dati, a volte inediti e spesso giunti a noi privi dei necessari riferimenti contestuali oltre che di datazioni radiometriche, in quanto frutto di ricerche datate, svoltesi a partire dalla fine dell’Ottocento-primi del Novecento. Se nella maggior parte dei casi l’inquadramento crono-culturale dei siti può oggi basarsi solo sull’analisi tipologica dei materiali a noi giunti (ceramica, industria litica in primis), casi-studio di particolare interesse sono rappresentati dal Riparo di Biarzo, Grotta di Cladrecis e alcune cavità dell’Altopiano di Pradis (Grotta del Clusantin, Grotta del Rio Secco) oggetto in anni recenti di scavi sistematici e studi post-scavo multidisciplinari. Nel contributo l’avvio della revisione della bibliografia e dell’analisi delle collezioni di materiali conservati presso diversi Istituzioni (Museo Friulano di Storia Naturale e Circolo Speleologico e Idrologico Friulano) viene inteso quale primo passo di progetto di più ampia portata focalizzato sullo studio delle grotte in Friuli che dovrà necessariamente prevedere anche la programmazione di nuove ricerche sul territorio. Nella parte conclusiva del lavoro viene fornito anche un elenco delle cavità che hanno restituito solo reperti faunistici olocenici.
Dalla Vecchia F. M
Museo Friulano di Storia Naturale. Pubblicazioni (2008)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel Volume è presente un excursus sulla storia dei vertebrati del Quaternario (Olocene escluso) in Friuli, condotto sulla base di precedenti studi disponibili in letteratura. L'A. in riferimento alle associazioni di vertebrati pleistocenici (Pleistocene Superiore) rinvenute in numerosi contesti in grotta del territorio friulano, sottolinea come la valenza scientifica delle stesse risulti spesso inficiata dall'assenza dei dati stratigrafici di provenienza, non sistematicamente registrati nel corso dei primi scavi effettuati tra Otto- e Novecento ma anche in anni più recenti (es. Grotte Verdi di Pradis). Al polo opposto si pongono i dati disponibili per alcuni contesti oggetto di indagini di scavo stratigrafiche approfondite, quali la Grotta del Rio Secco e la Grotta del Clusantin (Altopiano di Pradis) e il Riparo di Biarzo (Valli del Natisone). Particolarmente diffusa tra le specie rinvenute nei siti ipogei appare l’Orso delle Caverne (Ursus spelaeus), che in uno specifico caso (Abisso di Viganti: materiali andati dispersi dopo la rotta di Caporetto) appare in associazione con il ghiottone (Gulo gulo), animale non comune indicatore della presenza al tempo di un clima rigido e di un ambiente di tundra. Si segnala che la cavità indicata nel testo come Mala Jama corrisponde alla Mala Pec (materiali in deposito presso il Museo Friulano di Storia Naturale).
Bon M., Piccoli G., Sala B. (1991)
Collocazione: Memorie di Scienze Geologiche, 43: 185-231, Padova
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Catalogo ragionato dei vertebrati fossili del Quaternario dell'Italia nord-orientale (Tre Venezie). Dei numerosi siti friulani compresi nello studio, alcuni vengono ampiamente discussi (Pleistocene Superiore: Grotte Verdi di Pradis, Velika Jama; Olocene Antico: Riparo di Biarzo), altri solo brevemente menzionati tra i "Rinvenimenti minori".
Società Naturalisti "Silvia Zenari" (1969)
Collocazione: Bollettino della Società Naturalisti "Silvia Zenari", 1 (1): 9-14, Pordenone
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nota relativa al rinvenimento di resti di Ursus spelaeus (un cranio, resti degli arti), effettuato dal Gruppo Speleologico-Idrologico di Pordenone presso la Grotta La Foos - Bus del Castiu. Il resti giacevano al di sotto di un crostone stalagmitico a sua volta sigillato da uno strato argilloso. Ripuliti e opportunamente trattati per la conservazione, i resti faunistici vennero quindi esposti nella sala “Zenari” presso la Biblioteca Civica di Pordenone.