Nomi e numeri catastali
Nome principale: La Ceule
Numero catasto: 19
Numero catasto locale: 101FR
Numero totale ingressi: 2
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 50 m
Sviluppo spaziale: 53 m
Estensione: 28,32 m
Profondità: 9,26 m
Dislivello totale: 9 m
Quota fondo: 495 m
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 30/07/2023
Presenza targhetta: Si Area geografica: Alpi Carniche Comune: Enemonzo Area provinciale: Udine Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS Lat. WGS84: 46,41979543008 Lon. WGS84: 12,884930176255 Est RDN2008/UTM 33N: 337470 Nord RDN2008/UTM 33N: 5142865 Quota ingresso: 503 m
Geologia e Geomorfologia
Caratteri fisiografici
Ubicazione: Alpi Tolmezzine
Morfologia: valle
Geomorfologia: ripiano – terrazzo
Contesto attuale: prativo/arbustivo
Distanza dal mare: >10.000 m
Distanza da fonte d'acqua: <500 m
Note caratteri fisiografici:
Conglomerati pre-quaternari (?Pliocene) del Tagliamento
Caratteri interni
Andamento: Tratti verticali e orizzontali alternati
Pozzi: Sì
Ampiezza piano calpestabile: m
Tipologia terreno calpestabile: depositi di crollo antichi e/o concrezioni
Crolli recenti: Sì Grotta turistica: No Concrezionamento: scarso / assente Acqua interna: No Note caratteri interni:
Ingressi
Ingresso 1
Lat. WGS84: 46,41979543008
Lon. WGS84: 12,884930176255
Quota ingresso: 503 m s.l.m.
Morfologia: parete
Terreno superficie esterna: roccioso affiorante/subaffiorante
Ingresso 2
Lat. WGS84: 46,419624552817
Lon. WGS84: 12,884936786635
Quota ingresso: 494 m s.l.m.
Archeologia
Data
1879Autore
Camillo MarinoniConservati
-Pubblicati
-Note
La cavità, nota anche come “Buse dai Pagans", fu visitata da C. Marinoni nel 1879 che così riporta: “Nessuna traccia di animali né dell’uomo. Nessuna possibilità neppure di scavi, perché pericolosissimo, nessuna probabilità di riuscita per le frane che ne occupano ora il suolo di origine, forse null’altro che un crepaccio verticale scavato dalle acque come una foiba o emposient” (Marinoni 1891, p. 34). Nella cavità sono visibili modificazioni antropiche recenti, riferibili al suo utilizzo come riparo durante il secondo conflitto mondiale.Indagine
Materiali
Bibliografia: Visentini 2020a; Tellini 1899a; Marinoni 1891.
Descrizione e rilievo
Breve descrizione del percorso d'accesso
E' una delle più importanti cavità che si aprono nei conglomerati pliocenici della valle del Tagliamento. Si trova sul ripiano di conglomerato sita ad oriente di Maiaso. Superato il paese in direzione della località Promeal, in prossimità di una casa isolata a sinistra, si risale brevemente il pendio all'interno del bosco fino ad incrociare il cunicolo del secondo ingresso e, poco sopra, il notevole ingresso principale presso una parete.
Descrizione dei vani interni della cavità
Vi si scende per un salto quasi verticale di 9 m, poi si entra in una sala, lunga una ventina di metri ed alta da 2 m a 4 m, che sprofonda in un ripido pendio. Nella sala è stata riscontrata una temperatura assai bassa. Di notevole bellezza le stalattiti esilissime trovate durante le prime esplorazioni. Superata la sala si entra nel cunicolo che permette di collegarsi al secondo ingresso.
Fotografie/immagini
Bibliografia
Marinoni C.
Società Alpina Friulana (1891)
Collocazione: In Alto, 2: 33-34, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Si riporta la descrizione della cavità, visitata da Marinoni in compagnia del prof. Marinelli con la guida dei fratelli Commessati, il cui piano pavimentale era al tempo ostruito da massi derivati dal crollo della volta. L'A., oltre all'assenza di tracce riferibili alla frequentazione umana e animale, ritiene non sia possibile pensare di praticarvi degli scavi "perché pericolosissimo, nessuna probabilità di riuscita per le frane che ne occupano ora il suolo di origine".
Guidi P. (a cura di)
Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, Provincia di Udine (1997)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel capitolo "Antropospeleologia", uno specifico paragrafo, a cura di Muscio, viene riservato alla discussione dei dati bibliografici disponibili in letteratura in merito alle ricerche speleologiche in cavità del Friuli associate ad evidenze di tipo paletnologico e/o paleontologico. I titoli recensiti vengono forniti secondo un elenco analitico per autore, composto di 194 voci in totale, che riprende e aggiorna il precedente lavoro bibliografico redatto da Guidi (1973). Di ciascuna voce bibliografica vengono forniti: brevi indicazioni sulle evidenze (paletnologiche e/o paleontologiche) più significative emerse, note riassuntive dei principali argomenti trattati, indicazione degli specifici contesti in grotta menzionati, citati secondo il numero identificativo del Catasto Grotte del Friuli (sigla Fr).
Maddaleni P.
Museo Friulano di Storia Naturale (2017)
Collocazione: Gortania. Geologia, Paleontologia, Paletnologia, 38: 85-120, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel contributo viene offerta una prima revisione sistematica dei dati disponibili per le circa 50 principali cavità di interesse paleontologico e paletnologico attestate in Friuli. Alla ricchezza dei siti (grotte e ripari) presenti in tale comparto territoriale contraddistinto da una peculiare conformazione geologica, si associa una disomogenea e talora lacunosa disponibilità di dati, a volte inediti e spesso giunti a noi privi dei necessari riferimenti contestuali oltre che di datazioni radiometriche, in quanto frutto di ricerche datate, svoltesi a partire dalla fine dell’Ottocento-primi del Novecento. Se nella maggior parte dei casi l’inquadramento crono-culturale dei siti può oggi basarsi solo sull’analisi tipologica dei materiali a noi giunti (ceramica, industria litica in primis), casi-studio di particolare interesse sono rappresentati dal Riparo di Biarzo, Grotta di Cladrecis e alcune cavità dell’Altopiano di Pradis (Grotta del Clusantin, Grotta del Rio Secco) oggetto in anni recenti di scavi sistematici e studi post-scavo multidisciplinari. Nel contributo l’avvio della revisione della bibliografia e dell’analisi delle collezioni di materiali conservati presso diversi Istituzioni (Museo Friulano di Storia Naturale e Circolo Speleologico e Idrologico Friulano) viene inteso quale primo passo di progetto di più ampia portata focalizzato sullo studio delle grotte in Friuli che dovrà necessariamente prevedere anche la programmazione di nuove ricerche sul territorio. Nella parte conclusiva del lavoro viene fornito anche un elenco delle cavità che hanno restituito solo reperti faunistici olocenici.
Visentini P.
Civici Musei di Udine, Museo Archeologico e Museo Friulano di Storia Naturale. Lithostampa ed. (2020)
Collocazione: In: Muscio G., Visentini P. (a cura di), Antichi abitatori delle grotte in Friuli. La Preistoria nelle cavità delle Prealpi Giulie, Catalogo della Mostra, Castello di Udine marzo 2021- febbraio 2022, 153-169, Pasian di Prato (UD)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
L’A. ripercorre la storia della ricerca paletnologica nelle cavità in Friuli, la cui data di inizio può essere fissata al 1877, anno in cui, in concomitanza con l’istituzione della prima cattedra di Paletnologia in Italia ricoperta da Pigorini, presero avvio le prime esplorazioni, quasi tutte riconducibili all’opera dello studioso Marinoni. Sul finire dell’Ottocento altra figura di spicco da menzionare è quella di Tellini, il quale, prima in forma privata e poi come membro del neonato Circolo Speleologico e Idrologico Friulano pubblicò a puntate nella rivista “In Alto” i risultati delle sue “Peregrinazioni speleologiche”, le quali nel caso del Foràn di Landri e della Grotta di Robič (scoperta anni addietro da de Marchesetti) videro anche l’apertura di alcuni sondaggi scavo. Con il nuovo secolo saranno i naturalisti e geografi del Circolo Speleologico (Musoni, Piacentini, Desio, Feruglio) ad inaugurare una nuova stagione delle ricerche, contraddistinta dalla collaborazione stretta con le istituzioni competenti (Università, Soprintendenza alle Antichità), per la prima volta resa operativa negli scavi alla Velika Jama e i cui esempi più significativi, quanto ad attenzione nella raccolta e registrazione dei dati di scavo, sono rappresentati, in base ai dati documentari a noi pervenuti, dalle indagini condotte da Feruglio al Ciòndar des Paganis, al Fòran di Landri e alla Šuošteriova Jama nella prima metà del XX secolo. Dopo questa intensa fase storica della ricerca paletnologica, complici le alterne vicissitudini del Circolo Speleologico, le indagini conobbero una brusca interruzione, protrattasi almeno sino agli anni Sessanta del Novecento, quando ad opera di alcuni soci del Circolo vennero organizzate nuove ricerche nei siti già noti e programmate alcune analisi tecno-scientifiche di approfondimento.
Montina P.
Bollettino dell'Associazione Friulana Ricerche (1981)
Collocazione: Edito anche in Sot La Nape, 1 (1981): 10-17, 4: 77-87, Tarcento (Ud)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
L'A. ripercorre la storia di Lauco tra leggende e miti derivati da una ricca tradizione popolare, ritenuta non del tutto priva di fondamento storico, e notizie propriamente storico-documentarie e archeologiche. Attenzione specifica viene riservata alle tombe nella roccia di Lauco di cui l'A., anche richiamando i risultati di precedenti indagini di scavo (condotte per primo da Lazzarini) e i confronti con altre evidenze similari (tombe di Avaglio, con datazione radiometrica disponibile) presenti nell'area, ne discute la possibile datazione e attribuzione culturale. Nella tradizione popolare, dove divengono le tombe dei Gans o Pagans, mitici abitatori delle valli prima dell'arrivo dei Romani, tali sepolture vengono spesso poste in relazione a contesti in grotta il cui nome chiaramente conserva tale legame. Alla Ciase dei Gangs l'A. riferisce in particolare il rinvenimento, verificatosi nel corso dell'Ottocento, di "armi antiche, carboni ed un cranio umano”.