Nomi e numeri catastali
Nome principale: Landri Scur
Numero catasto: 127
Numero catasto locale: 125FR
Numero totale ingressi: 1
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 4322 m
Dislivello positivo: 140 m
Profondità: 40 m
Dislivello totale: 180 m
Quota fondo: 1073 m
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 30/04/2011
Presenza targhetta: Si Area geografica: Prealpi Carniche Comune: Claut Area provinciale: Pordenone Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS Lat. WGS84: 46,26142780881 Lon. WGS84: 12,578745938734 Est RDN2008/UTM 33N: 313404 Nord RDN2008/UTM 33N: 5125944 Quota ingresso (s.l.m.): 1113 m
Geologia e Geomorfologia
Caratteri fisiografici
Ubicazione: Prealpi Carniche
Area carsica: Monte Resettùm (A) Morfologia: rilievo montuoso Geomorfologia: versante Idrologia: corso d'acqua temporaneo (attuale) Contesto attuale: boschivo Distanza dal mare: >10.000 m Distanza da fonte d'acqua: <500 m Note caratteri fisiografici:
Caratteri interni
Andamento: Prevalentemente orizzontale
Pozzi: Sì
Planimetria: articolata: più vani
Ampiezza piano calpestabile: m
Tipologia terreno calpestabile: roccioso affiorante/subaffiorante
Crolli recenti: Sì Grotta turistica: No Acqua interna: Sì Note caratteri interni:
Ingressi
Ingresso 1
Lat. WGS84: 46,26142780881
Lon. WGS84: 12,578745938734
Quota ingresso: 1113 m s.l.m.
Morfologia: parete
Terreno superficie esterna: roccioso affiorante/subaffiorante
Archeologia
Data
?Autore
Unione Speleologica PordenoneseConservati
SiPubblicati
NoNote
Rinvenimento occasionale.Indagine
Tipologia di indagine: recupero
Stratigrafia: no
Cronologia: Pleistocene
Materiali
Paleontologici: resti di Ursus spelaeus (frammenti di ossa e denti).
Bibliografia: Dalla Vecchia 2008; Tonon 1992; Bon et alii 1991.
Depositi materiale
Situazione dei materiali: conservati
Denominazione deposito: Museo Civico di Storia Naturale Silvia Zenari
Indirizzo deposito: via della Motta n. 16, 33170-Pordenone
Descrizione e rilievo
Breve descrizione del percorso d'accesso
La cavità è situata all'inizio della Val delle Crode, nel bosco di Lesis di Claut, sulla sinistra della pista che porta alla Casera Pradut (percorribile per la maggior parte dell'anno quasi esclusivamente con fuoristrada).
Descrizione dei vani interni della cavità
Passati attraverso l'imbuto iniziale e superato un passaggio basso, sifonante in caso di piena, si entra in un salone caratterizzato dalla presenza, sul fondo, di una ghiaia sottile mista a ciottoli. Un tunnel artificiale composto da fusti metallici rende possibile il superamento di una strettoia che si trova in basso a sinistra e che conduce ad una seconda sala di più modeste dimensioni; da qui una risalita ed una breve traversata permettono di raggiungere la cosiddetta "circonvallazione", un budello che si snoda per circa 200m sopra la parte attiva della cavità. Dopo uno stretto pozzo di 18m si ritorna nella galleria principale, che, verso Ovest, dopo una pozza d'acqua, anch'essa sifonante in caso di piena, procede allargandosi sempre più, fino a formare l'ampio salone che costituisce il termine della "parte vecchia" della cavità.
Oltrepassata una strettoia su ciottoli e ghiaia, si entra in una galleria che prosegue in direzione Sud-Ovest, lasciandosi sulla destra alcune diramazioni che rientreranno tutte, poco più avanti, nella condotta principale (seguire la corrente d'aria). Notevole, in questo tratto, è la presenza di alcune concrezioni ed alcune pozze d'acqua con il fondo in purissima calcite cristallina, piuttosto insolite nelle grotte di questa zona. Dopo 500m circa, in una diramazione a destra della galleria principale, si apre il secondo pozzo. Poco più avanti un ramo sulla sinistra mette in comunicazione questa zona con il terzo pozzo, di 8m circa, a sua volta comunicante con la galleria principale a monte del P16.
Continuando lungo la condotta principale per altri 300m, subito dopo aver superati in libera un saltino di 3.5m, ci si lascia sulla sinistra l'imboccatura di un meandro che, proseguendo in direzione Sud-Ovest, si congiunge con il "cunicolo dei cristalli", e mette in luce un pozzo di circa 35m, caratterizzato da un forte stillicidio, in una zona attualmente in fase di esplorazione.
Seguendo invece la condotta principale, si raggiunge un altro pozzo, che si apre nel "cunicolo del gobbo", così denominato per il fatto che, per 250m, la volta si mantiene ad un metro e mezzo circa dal suolo. Alla fine del "cunicolo del gobbo", si entra, dopo un breve passaggio in opposizione, in una saletta dal fondo ricoperto di ciottoli; si prosegue quindi verso destra fino a giungere ad una breve risalita su scivolo fangoso, alla sommità del quale inizia il cunicolo terminale della zona fino ad ora esplorata, lungo circa 150m. Qui la volta si abbassa ulteriormente, così da costringere a proseguire carponi per quasi tutta la lunghezza del cunicolo. Sono da segnalare, in questo tratto, numerosi camini caratterizzati dalla presenza di una discreta corrente d'aria.
Bibliografia
Tonon M.
Museo Civico di Scienze Naturali (1992)
Collocazione: Catalogo della Mostra realizzata dal Museo di Storia Naturale di Pordenone, Pordenone 1989, 150 pp., Pordenone
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Si riporta la descrizione della cavità, visitata da Marinoni in compagnia del prof. Marinelli con la guida dei fratelli Commessati, il cui piano pavimentale era al tempo ostruito da massi derivati dal crollo della volta. L'A., oltre all'assenza di tracce riferibili alla frequentazione umana e animale, ritiene non sia possibile pensare di praticarvi degli scavi "perché pericolosissimo, nessuna probabilità di riuscita per le frane che ne occupano ora il suolo di origine".
Guidi P. (a cura di)
Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, Provincia di Udine (1997)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel capitolo "Antropospeleologia", uno specifico paragrafo, a cura di Muscio, viene riservato alla discussione dei dati bibliografici disponibili in letteratura in merito alle ricerche speleologiche in cavità del Friuli associate ad evidenze di tipo paletnologico e/o paleontologico. I titoli recensiti vengono forniti secondo un elenco analitico per autore, composto di 194 voci in totale, che riprende e aggiorna il precedente lavoro bibliografico redatto da Guidi (1973). Di ciascuna voce bibliografica vengono forniti: brevi indicazioni sulle evidenze (paletnologiche e/o paleontologiche) più significative emerse, note riassuntive dei principali argomenti trattati, indicazione degli specifici contesti in grotta menzionati, citati secondo il numero identificativo del Catasto Grotte del Friuli (sigla Fr).
Maddaleni P.
Museo Friulano di Storia Naturale (2017)
Collocazione: Gortania. Geologia, Paleontologia, Paletnologia, 38: 85-120, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel contributo viene offerta una prima revisione sistematica dei dati disponibili per le circa 50 principali cavità di interesse paleontologico e paletnologico attestate in Friuli. Alla ricchezza dei siti (grotte e ripari) presenti in tale comparto territoriale contraddistinto da una peculiare conformazione geologica, si associa una disomogenea e talora lacunosa disponibilità di dati, a volte inediti e spesso giunti a noi privi dei necessari riferimenti contestuali oltre che di datazioni radiometriche, in quanto frutto di ricerche datate, svoltesi a partire dalla fine dell’Ottocento-primi del Novecento. Se nella maggior parte dei casi l’inquadramento crono-culturale dei siti può oggi basarsi solo sull’analisi tipologica dei materiali a noi giunti (ceramica, industria litica in primis), casi-studio di particolare interesse sono rappresentati dal Riparo di Biarzo, Grotta di Cladrecis e alcune cavità dell’Altopiano di Pradis (Grotta del Clusantin, Grotta del Rio Secco) oggetto in anni recenti di scavi sistematici e studi post-scavo multidisciplinari. Nel contributo l’avvio della revisione della bibliografia e dell’analisi delle collezioni di materiali conservati presso diversi Istituzioni (Museo Friulano di Storia Naturale e Circolo Speleologico e Idrologico Friulano) viene inteso quale primo passo di progetto di più ampia portata focalizzato sullo studio delle grotte in Friuli che dovrà necessariamente prevedere anche la programmazione di nuove ricerche sul territorio. Nella parte conclusiva del lavoro viene fornito anche un elenco delle cavità che hanno restituito solo reperti faunistici olocenici.
Dalla Vecchia F. M
Museo Friulano di Storia Naturale. Pubblicazioni (2008)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel Volume è presente un excursus sulla storia dei vertebrati del Quaternario (Olocene escluso) in Friuli, condotto sulla base di precedenti studi disponibili in letteratura. L'A. in riferimento alle associazioni di vertebrati pleistocenici (Pleistocene Superiore) rinvenute in numerosi contesti in grotta del territorio friulano, sottolinea come la valenza scientifica delle stesse risulti spesso inficiata dall'assenza dei dati stratigrafici di provenienza, non sistematicamente registrati nel corso dei primi scavi effettuati tra Otto- e Novecento ma anche in anni più recenti (es. Grotte Verdi di Pradis). Al polo opposto si pongono i dati disponibili per alcuni contesti oggetto di indagini di scavo stratigrafiche approfondite, quali la Grotta del Rio Secco e la Grotta del Clusantin (Altopiano di Pradis) e il Riparo di Biarzo (Valli del Natisone). Particolarmente diffusa tra le specie rinvenute nei siti ipogei appare l’Orso delle Caverne (Ursus spelaeus), che in uno specifico caso (Abisso di Viganti: materiali andati dispersi dopo la rotta di Caporetto) appare in associazione con il ghiottone (Gulo gulo), animale non comune indicatore della presenza al tempo di un clima rigido e di un ambiente di tundra. Si segnala che la cavità indicata nel testo come Mala Jama corrisponde alla Mala Pec (materiali in deposito presso il Museo Friulano di Storia Naturale).
Bon M., Piccoli G., Sala B. (1991)
Collocazione: Memorie di Scienze Geologiche, 43: 185-231, Padova
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Catalogo ragionato dei vertebrati fossili del Quaternario dell'Italia nord-orientale (Tre Venezie). Dei numerosi siti friulani compresi nello studio, alcuni vengono ampiamente discussi (Pleistocene Superiore: Grotte Verdi di Pradis, Velika Jama; Olocene Antico: Riparo di Biarzo), altri solo brevemente menzionati tra i "Rinvenimenti minori".