Nomi e numeri catastali
Nome principale: Foran des Aganis
Numero catasto: 122
Numero catasto locale: 48FR
Numero totale ingressi: 1
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 761 m
Dislivello positivo: 85 m
Profondità: 5 m
Dislivello totale: 90 m
Quota fondo: 328 m
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 17/02/2022
Presenza targhetta: Si Area geografica: Prealpi Giulie Comune: Torreano Area provinciale: Udine Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS Lat. WGS84: 46,146236 Lon. WGS84: 13,401778 Est RDN2008/UTM 33N: 376573.015 Nord RDN2008/UTM 33N: 5111537.038 Quota ingresso: 313 m
Geologia e Geomorfologia
Caratteri fisiografici
Ubicazione: Prealpi Giulie
Area carsica: San Pietro al Natisone (C) Morfologia: rilievo collinare Geomorfologia: ripiano – terrazzo Idrologia: corso d'acqua temporaneo (attuale) Contesto attuale: boschivo Distanza dal mare: >10.000 m Distanza da fonte d'acqua: <500 m Note caratteri fisiografici:
Risorgiva che si sviluppa in un bancone carbonatico (Megastrato di Vernasso) del Flysch di Grivò (Paleocene-Eocene)
Caratteri interni
Andamento: Semplice orizzontale
Pozzi: Sì
Ampiezza piano calpestabile: m
Tipologia terreno calpestabile: roccioso affiorante/subaffiorante
Grotta turistica: No
Concrezionamento: scarso / assente
Acqua interna: Sì
Note caratteri interni:
Ingressi
Ingresso 1
Lat. WGS84: 46,146236
Lon. WGS84: 13,401778
Quota ingresso: 313 m s.l.m.
Morfologia: piede di parete
Terreno superficie esterna: roccioso affiorante/subaffiorante
Archeologia
Data
-Autore
-Conservati
-Pubblicati
-Note
La cavità, spesso citata in letteratura in associazione al vicino Foràn di Landri (fr. 46/11), non risulta essere stata oggetto di indagini archeologiche. Visitata per la prima volta da A. Tellini nel 1894 e successivamente nel 1898 dai soci del Circolo Speleologico e Idrologico Friulano che in quell’occasione ne eseguirono il rilievo (Tellini 1899a, p. 10-11), appare descritta anche da G. B. De Gasperi che vi compì diversi sopralluoghi nel 1908, 1909 e 1913 anche aggiornando il rilievo (De Gasperi 1916, p. 52). In anni più recenti A. Del Fabbro (1977, p. 74), pur sottolineando l’assenza di dati paletnologici acquisiti, ipotizza che i depositi argillosi attestati nella cavità presentino delle potenzialità archeologiche ancora inesplorate.Indagine
Materiali
Bibliografia: Maddaleni, Visentini 2009b; Del Fabbro 1977; De Gasperi 1916; Tellini 1899a.
Descrizione e rilievo
Breve descrizione del percorso d'accesso
La grotta si apre lungo il Rio Ravedosa, sul fianco del Monte Piccat, poco sopra il paese di Prestento, nella brecciola calcarea eocenica
Descrizione dei vani interni della cavità
Consta essenzialmente di un corridoio abbastanza uniforme, lungo 160m, e percorso da un ruscelletto che ha origine nella parte più fonda della galleria. Il primo tratto, alto 5-6m, si percorre senza dover passare sull'acqua; verso la metà invece, dopo un allargamento, bisogna avanzare nell'acqua, che in qualche punto tocca la volta. Di fronte al sifone da cui ha origine il ruscello si trova una fessura impraticabile.
durante l'esecuzione del rilievo è stata accuratamente controllata ogni possibile via di prosecuzione. Con una breve arrampicata in artificiale (2 spit) è stata raggiunta la finestra situata immediatamente prima della sala finale. Anche questo punto, come i piccoli rami visitati in altre zone della grotta sono occlusi da massi di crollo ed abbondanti depositi argillosi. L'unica possibile via di prosecuzione potrebbe essere il ramo attivo inondato. Questo si è potuto esplorare soltanto per circa 70m; per proseguire più oltre si rende indispensabile l'uso dell'attrezzatura subacquea completa, il cui trasporto viene reso notevolemente difficoltoso dalle ridotte dimensioni del ramo.
Dal rilievo eseguito è emersa la fedeltà del preesistente rilievo opera di G.B. De Gasperi, se si esclude l'errore di orientamento della cavità rispetto al Nord, imputabile probabilmente all'errore dello stumento adoperato.
La cavità risulta avere uno sviluppo totale di 270m ed un dislivello positivo stimato non superiore al metro.
L'unico apporto idrico apprezzabile proviene dal ramo attivo inondato. E' dubbio se anche il lago finale alimenti il perenne corso d'acqua che esce dalla grotta. Le concrezioni sono scarse mentre abbonda l'argilla.
Dal gennaio 2002 le esplorazioni sono riprese con la collaborazione di altri speleosub triestini di gruppi diversi ( C. G. E. B. – C. A. T. – G. G. C. Debeljak), considerate le ultime imprese risalenti al 1999 del Sig. Manià Gianfranco del G. S. A. D. Fante di Monfalcone, che superò una galleria sommersa di 20 metri di lunghezza e profonda 5m.
Oltre la prima sala dopo il sifone si passa una parte semi allagata, dalla volta bassa, in periodi di piena sicuramente sifonante e caratterizzata da fratture parallele con abbondanti depositi di argilla, tranne i punti dove l'acqua scorre con forza, in cui si nota la presenza di ghiaia. Superati i punti D-E sul rilievo, il fondo della galleria si alza leggermente, come pure la volta che in alcuni punti arriva a 15 metri. A 250 metri circa dopo il sifone sulla sinistra, una biforcazione porta ad un ramo attivo percorso da un modesto corso d'acqua, percorso per 80 metri, con un sifone non ancora superato. I corsi d'acqua sono due: questo appena menzionato che potremmo dire secondario e quello più consistente proveniente dal ramo principale, che dopo 40 metri dalla biforcazione scende in cascata per 10 metri. La cascata è stata superata in arrampicata e attualmente il ramo superiore è in corso di esplorazione.
Bibliografia
Maddaleni P.
Museo Friulano di Storia Naturale (2017)
Collocazione: Gortania. Geologia, Paleontologia, Paletnologia, 38: 85-120, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel contributo viene offerta una prima revisione sistematica dei dati disponibili per le circa 50 principali cavità di interesse paleontologico e paletnologico attestate in Friuli. Alla ricchezza dei siti (grotte e ripari) presenti in tale comparto territoriale contraddistinto da una peculiare conformazione geologica, si associa una disomogenea e talora lacunosa disponibilità di dati, a volte inediti e spesso giunti a noi privi dei necessari riferimenti contestuali oltre che di datazioni radiometriche, in quanto frutto di ricerche datate, svoltesi a partire dalla fine dell’Ottocento-primi del Novecento. Se nella maggior parte dei casi l’inquadramento crono-culturale dei siti può oggi basarsi solo sull’analisi tipologica dei materiali a noi giunti (ceramica, industria litica in primis), casi-studio di particolare interesse sono rappresentati dal Riparo di Biarzo, Grotta di Cladrecis e alcune cavità dell’Altopiano di Pradis (Grotta del Clusantin, Grotta del Rio Secco) oggetto in anni recenti di scavi sistematici e studi post-scavo multidisciplinari. Nel contributo l’avvio della revisione della bibliografia e dell’analisi delle collezioni di materiali conservati presso diversi Istituzioni (Museo Friulano di Storia Naturale e Circolo Speleologico e Idrologico Friulano) viene inteso quale primo passo di progetto di più ampia portata focalizzato sullo studio delle grotte in Friuli che dovrà necessariamente prevedere anche la programmazione di nuove ricerche sul territorio. Nella parte conclusiva del lavoro viene fornito anche un elenco delle cavità che hanno restituito solo reperti faunistici olocenici.
Paolo Maddaleni
Circolo speleologico e idrologico friulano (2018)
Collocazione: Mondo Sotterraneo, n.s. 42 (1-2): 55-82, Udine
Link: http://www.csif.it/easynet/Archivi/CSIF/Pdf/0000/263.PDF
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel contributo si offre una sintesi della storia delle ricerca svolte dal Circolo Speleologico e Idrologico Friulano in oltre un secolo di attività nei siti in grotta di interesse paletnologico/paleontologico del Friuli, con particolare riferimento al settore delle Prealpi Giulie. Nel Catalogo dei siti citati nel testo vengono fornite, in ordine cronologico, le informazioni storiche e bibliografiche disponibili per ciascun contesto, anche corredate da illustrazioni di documenti o foto originali, con rimandi ad altro contributo (Maddaleni 2017) per l’approfondimento degli aspetti propriamente paletnologici e paleontologici in essi rilevati. Nell'ultima parte del lavoro sono raccolte informazioni relative ad altri siti di ambito sia regionale (tra cui l'Ipogeo celtico di Cividale) che extraregionale, divenuti negli anni oggetto delle ricerche del Circolo Speleologico udinese.
Del Fabbro A. (1977)
Collocazione: In: Atti del II Conv. di Spel. del Friuli-Venezia Giulia, Udine marzo 1975, 70-77, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Dopo un'ampia illustrazione del metodo di funzionamento del radiocarbonio (14C) e delle sue potenzialità applicative ai fini dell'individuazione di datazioni assolute dei depositi archeologici, l'A. passa in rassegna i siti della regione in cui l’applicazione di tale metodo potrebbe consentire un significativo avanzamento nelle conoscenze delle dinamiche del popolamento umano nella Preistoria. Oltre a numerose cavità del Friuli orientale, in relazione al territorio pordenonese l’A. discute il caso delle Grotte Verdi di Pradis.
Bragato G., Marinelli O.
Società Alpina Friulana (1912)
Collocazione: In: Guida del Friuli, IV. Guida delle Prealpi Giulie, 570-588, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Fra le varie grotte citate in questo capitolo della "Guida" particolare attenzione viene dedicata al Foràn di Landri (p. 586), di cui si fornisce una breve descrizione geo-morfologica e si riporta la presenza di tre anelli in ferro di incerta funzione, come già in precedenza evidenziato da altri studiosi. Nella stessa area si apre un'altra cavità, percorsa da una sorgente perenne, il Foràn des Aganis.
Maddaleni P., Visentini P.
Circolo Speleologico e Idrologico Friulano, Provincia di Udine (2009)
Collocazione: In: Muscio G., Mocchiutti A. (a cura di), Andar per grotte. Meraviglie sotto il Friuli, 128-133, Udine
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Guida alle due località, spazialmente prossime, focalizzata sulla descrizione dei rispettivi percorsi speleologici. Del Foràn di Landri vengono inoltre forniti alcuni cenni sulla storia della frequentazione antropica della cavità, interessata da scavi estensivi condotti da Feruglio negli anni Venti del Novecento, dai quali emersero materiali riferibili ad almeno tre momenti cronologicamente distinti: dal più antico, testimoniato dalla presenza di alcuni manufatti in selce, la cui attribuzione al Neolitico rimane non verificata, ad una fase successiva, inquadrabile in epoca protostorica (con presenza di una fibula dell'età del ferro), per giungere infine all’epoca storica. Incerta rimane la periodizzazione oltre che la funzione dei tre anelli di metallo fissati nella parete rocciosa posta al di sopra del portale di ingresso della cavità, già notati dai primi esploratori della cavità (Tellini 1899), nelle cui proposte interpretative ricorrono talora riferimenti a leggende e tradizioni popolari prive di reali fondamenti storici.