405 | Caverna Generale Ricordi
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Caverna Generale Ricordi
Numero catasto: 405
Numero catasto locale: 1064VG
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Data esecuzione posizione: 31/12/2001
Affidabilità posizione: 3º gruppo riposizionamento regionale GPS (2001)
Presenza targhetta: Si Area geografica: Carso Goriziano Comune: Doberdò del Lago / Doberdob Area provinciale: Gorizia Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS differenziale Lat. WGS84: 45,81177335 Lon. WGS84: 13,57477753 Est RDN2008/UTM 33N: 389268.423 Nord RDN2008/UTM 33N: 5074122.204 Quota ingresso (s.l.m.): 59 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 120 m
Profondità: 31 m
Dislivello totale: 31 m
Quota fondo: 28 m
Breve descrizione del percorso d'accesso
La Strada Statale n.55, subito a Sud di Jamiano, fa un'ampia curva ed è attraversata dall'oleodotto: la grotta si apre sul fondo di una dolina, a breve distanza da una mulattiera parallela alla S.S.n.55, tra il km 3 e il km 4.
Descrizione dei vani interni della cavità
La Caverna Generale Ricordi è uno dei più interessanti fenomeni sotterranei del Carso monfalconese, sia per il considerevole sviluppo che per le caratteristiche di imponente inghiottitoio fossile.
La cavità è costituita da una lunga galleria percorribile facilmente, nella parte finale della quale c'è un piccolo salto che, prestando attenzione, si può superare con l'aiuto di una corda. La caverna inizia con una galleria in lieve pendenza, orientata N-S, alta 2m e larga 2,5m. Dopo una quindicina di metri, la grotta devia verso SW e mantiene costantemente questo orientamento fino al fondo. Da questo punto fino alla sala interna il suolo è attrezzato con degli scalini, più o meno grezzi, costruiti durante la guerra, e lungo il percorso si incontrano anche tre muri divisori, costruiti invece in epoca recente. A circa 30m dall'ingresso, dalla volta si innalza un grande camino, in parte concrezionato ed in parte corroso e in una nicchia laterale si può ammirare una bella colonna addossata alla parete, mentre, a breve distanza, un'alta colonna unisce la volta con il suolo della galleria. Proseguendo si raggiunge la sala interna, lunga 17m, larga 4m ed alta, in certi punti, fino a 8m. Il suolo qui è particolarmente fangoso e le pareti sono spesso ricoperte da un velo di fango nerastro. In fondo alla sala si trova un muro, facilmente superabile, oltre il quale si sviluppa la parte più naturale e aspra di tutta la grotta. I vani qui, rispetto al tratto precedente sono più irregolari e concrezionati. Una strettoia porta infine ad un salto di circa 4m, sotto il quale, sul lato NW, uno strettissimo cunicolo, superato nel 1976 solo per un tratto, porta ad un pozzetto che comunque non dovrebbe essere più profondo di un paio di metri. Più avanti la caverna si chiude con una stretta frattura, molto frastagliata, che si restringe sempre più.
Da punto di vista speleogenetico la cavità si può classificare come un inghiottitoio fossile diretto.
Come sopra accennato, durante la prima guerra mondiale la grotta era stata trasformata, con ingegnosi e monumentali adattamenti, in un comodo e capiente rifugio militare, illuminato elettricamente e dotato di varie comodità che rendevano confortevole il soggiorno. L'esercito italiano sistemò nella grotta un Comando al quale era preposto il Generale Ricordi, che trovò la morte proprio nei pressi dell'imbocco della cavità ed al quale perciò la grotta fu dedicata. Dopo la rotta di Caporetto, gli austriaci presero nuovamente possesso della grotta, fino al termine del conflitto, ed una lapide posta all'ingresso riporta la scritta "P.T.M.Fillinger", a ricordo di un comandante nemico.
La cavità, ora agibile, negli anni '70 era stata chiusa perchè vi si trovavano alcuni sismografi posti dall'Università di Trieste.