8363 | Grotta Ganbarù
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Grotta Ganbarù
Numero catasto: 8363
Numero catasto locale: 6685VG
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Presenza targhetta: No
Area geografica: Carso Triestino
Comune: Trieste
Area provinciale: Trieste
Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS
Lat. WGS84: 45,69348
Lon. WGS84: 13,763707
Est RDN2008/UTM 33N: 403743.917
Nord RDN2008/UTM 33N: 5060735.141
Quota ingresso: 325 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 273,4 m
Sviluppo spaziale: 315 m
Volume: 2112 m
Metodo calcolo volumeCalcolato
Dislivello positivo: 0 m
Profondità: 115,2 m
Dislivello totale: 115,2 m
Quota fondo: 210 m
Breve descrizione del percorso d'accesso
L'ingresso si apre a 200 metri dalla strada provinciale 35 di Opicina (ex SS 202) di fronte all’ex campeggio Pian del Grisa. Parcheggiata l’auto nei pressi dell’ingresso principale dell’ex campeggio, si attraversa la SP35 in direzione “mare” per imboccare una traccia di sentiero che si addentra nella pineta con direzione perpendicolare alla strada asfaltata. La traccia prosegue pressoché diritta per circa 200 mt costeggiando un muretto a secco fino ad intercettare una dolina. Sul bordo SW della dolina in uno spiazzo spoglio in un tratto di radura si apre lo stretto ingresso del pozzetto d’accesso di circa 1,2 x 0,6 mt impostato su una frattura con direzione principale S/N.
Descrizione dei vani interni della cavità
La cavità non è eccessivamente profonda (-115,2 m complessivi), ma estremamente impegnativa rapportata alle sue dimensioni: è necessaria molta tecnica per districarsi nei numerosi passaggi angusti che si incontrano al suo interno che sono stati allargati nel corso dell’esplorazione.
Per accedere a questa interessante cavità è necessario innanzitutto scendere in arrampicata/pressione il pozzetto iniziale di 4,5 m impostato su una frattura con direzione S/N dalle dimensioni costanti di 1,2 x 0,6 mt circa: le pareti lisce sono fortunatamente intervallate sulla parete Est da appoggi e nicchie che agevolano la presa. Alla base del pozzetto una ripida china sempre delle medesime dimensioni dopo un paio di metri imbocca con una strettoia (p.1) il successivo pozzo di 6 m che va necessariamente sceso in corda dopo aver attrezzato la calata prima del restringimento iniziale. Alla base del pozzetto concrezionato sceso lasciandosi scivolare lungo la colata calcitica, ci si ritrova in un piccolo ambiente che con un breve tratto discendente affaccia al successivo salto verticale di 2 m (p.4) dalla forma quasi cilindrica e con un diametro di 1 m Anche questo passaggio va effettuato in corda per evitare problemi specie in risalita. Alla base del saltino appena sceso è necessario proseguire sempre in corda ed in modo malagevole su uno scivolo di terra e pietrisco compatti lungo un paio di metri che poi strozza in modo retroverso a “>” (p.6) proseguendo per altri 2 mt ed acceder al successivo pozzo di 4 m (p.7) circolare e nel calcare compatto. Alla base un ulteriore restringimento orizzontale permette di accedere al successivo pozzo verticale di 12 m concrezionato e con dimensioni più generose (p.10). Sceso questo pozzo si arriva al punto più impegnativo dell’intera cavità formato da una sequenza di passaggi malagevoli e strettoie che è consigliato percorrere privi di attrezzatura di progressione.
Per prima cosa è necessario entrare in una strettoia in parete (p.13) e lasciarsi “cadere” in verticale. Ci si ritrova in un ambiente “minimo” dove è necessario imboccare la successiva strettoia (p.14-p.15)molto selettiva per le dimensioni corporee di chi ha troppe spalle o misure XL: la strettoia è stata denominata “cavatappi” per ricordare il movimento che va fatto per uscirne sperabilmente indenni. Si imbocca con i piedi e ci si entra da “seduti”, una volta fatto passare anche il bacino ci si deve ruotare in senso orario mettendosi a “pancia in giù” e poi ci si lascia scivolare giù fino a toccar terra di nuovo (un movimento che ricorda lontanamente il salto con l’asta). Finito questo primo passaggio ci si deve infilare in un camino ascendente sempre di dimensioni malagevoli che dopo un tratto di un paio di metri sbocca in un ambiente nuovamente confortevole (p.17) formato da una marmitta sormontata da un camino concrezionato di quasi 6 mt: qui si può re-indossare l’attrezzatura di progressione.
Per proseguire è necessario imboccare un restringimento orizzontale (p.16) che affaccia alla partenza del successivo pozzo verticale sormontato da un camino di 5 mt di altezza. Dopo aver attrezzato il pozzo a monte del restringimento si possono scendere i successivi 7 m verticali del pozzo concrezionato che affaccia in ambienti di crollo e concrezione (p.20), un portale permette di proseguire la discesa in corda immettendosi nel successivo ambiente che si raggiunge dopo un ulteriore salto verticale di 5m (p.22). Ci si ritrova in una stanza molto concrezionata con gli assi maggiori di 6 x 6 mt ed alta 9 m Nella parete Est una nicchia porta ad una piccola saletta sospesa. Nell’angolo NE un pozzetto cieco chiude negli sfasciumi.
La parete di sx impostata su direzione NE/SW prosegue in un meandrino concrezionato che rappresenta la logica prosecuzione della cavità (p.23). Sceso in arrampicata il nuovo salto di 5 mt ci si affaccia alla partenza di un pozzo di dimensioni molto più consistenti. La partenza della verticale di 23 m è nuovamente malagevole (p.24), ma ci si ritrova subito in un ambiente spazioso (3 x 2 mt) impostato sempre con direzione NE/SW con pareti di calcare sano e compatto in parte cosparso di calcite. Quando si tocca terra ci si ritrova su un terrazzino (p.27) in un ambiente severo caratterizzato da massi di frana notevoli e sfasciumi instabili denominati ironicamente “jenga”: da qui con un breve spostamento orizzontale sulla cornice franosa è possibile raggiungere la partenza di un pozzo da 26 m che conduce alla sala sottostante, tuttavia la posizione ed i massi instabili presenti sconsigliano vivamente questa prima possibilità. Per proseguire è necessario scendere la via più sicura che consiste nell’imboccare il salto successivo di 7 m seguendo la parete sana e compatta che porta al successivo terrazzo di sfasciumi (p.28), qui un pozzo spazioso di circa 5 m non consente di raggiungere la verticale principale (anche se vi comunica), è quindi necessario infilarsi sotto i massi di frana del terrazzo soprastante (attenzione!!!) sbucando subito su un ballatoio nuovamente sano (p.29) che rappresenta la partenza del pozzo principale della cavità profondo 30 m Le dimensioni della verticale sono notevoli, il pozzo allarga subito e da concrezionato diventa nuovamente di nudo calcare affacciandosi dopo circa 5 metri sulla volta di una sala dalle dimensioni ragguardevoli alta 14 metri ed invasa da massi di crollo di dimensioni degne di nota nel cui mezzo ne spicca uno solitario in posizione verticale dell’altezza di 4 metri: data la sua forma trapezoidale appuntita è stato denominato “menhir”.
Per raggiungere la sala è sufficiente scendere i primi 19 m della verticale, la corda sfiora il pavimento della grande stanza nell’angolo NE ed è possibile entrarvi semplicemente “pendolando“ un po’ (p.31), facendo molta attenzione agli enormi massi che si affacciano alla cornice del pozzo che prosegue negli ambienti sottostanti. La sala ha una dimensione di 28 m x 10 m x 14 m di altezza ed è impostata sempre con direzione NE/SW. La frana di massi presente al centro è caotica, ma rappresenta il logico cono detritico formatosi in epoca remota dallo sbriciolarsi “a strati” (di almeno un metro di spessore) dalla volta soprastante. Nell’angolo SW della stanza una piccola frattura che si imbocca in parete non sembra consentire ulteriori prosecuzioni (p.31.6).Se non ci si ferma alla sala, ma si prosegue nella discesa per ulteriori 11 m ci si ritrova in un pozzo di calcare compatto di 8 mt x 6 m che progressivamente si inclina fino a raggiungere la base (p.32) formata ancora da massi caotici.
Dopo 106 m “verticali” la grotta varia completamente morfologia, divenendo orizzontale ed intercettando un’antica galleria freatica completamente concrezionata con asse principale E-W.
La galleria principale si diparte in direzione Est per un centinaio di metri: lasciata la base del pozzo ci si addentra nella galleria dalle dimensioni costanti di 4 x 4 m. concrezionata e con andamento sinuoso con il pavimento perfettamente piano formato da argilla consolidata e stabile (p.33). Dopo i primi 20 m piani si raggiunge una cortina di grandi stalattiti (p.34) che sono il preludio ad uno scivolo fangoso di circa 10 mt per 5 di dislivello che porta ad una grande pozza nell’argilla liquida (p.35) in un’ambiente largo 5 mt ed alto 6. Stalattiti notevoli che finiscono a “palla rovesciata” sono il segnale inequivocabile che tutto una volta era allagato.
Sulla parete dx della stanza si apre un pozzetto cieco di circa 3 mt cosparso di fango. La galleria svolta a dx e dopo altri 5 mt di risalita su uno scivolo ancora fangoso ci si affaccia su un tratto nuovamente pulito e concrezionato disseminato di antiche vasche d’acqua ormai asciutte (p.36). Evidenti i segni degli scallops sulla volta della condotta. Qui la galleria si fa piana, le dimensioni si riducono e dopo aver passato una cortina di colonne, stalagmiti e stalattiti ci si affaccia su un tratto formato da grandi “vasche” delineate dapprima da basse cornici di sbarramento (p.38) via via crescenti. In questo tratto le dimensioni della condotta scendono a 2 x 2 m.
Si raggiunge una grande vasca (vuota) di 6x2 mt, il pavimento torna ad essere argilloso e molle ed il soffitto è adornato letteralmente da una foresta di stalattiti (p.39). Passata a carponi una seconda cortina di stalagmiti, colonne e stalattiti si accede al tratto terminale della condotta lunga ancora 20 m in leggera salita che purtroppo chiude nella concrezione (p.41).Dalla base del pozzo (p.32) proseguendo in direzione W è possibile percorrere l’ulteriore tratto della galleria. Dapprima ci si infila in ambienti di frana fangosi dati da materiale di crollo sopraggiunto dalla sala soprastante (p.32.1) poi si raggiunge l’imbocco di un pozzo concrezionato (p.32.2). di 5 m di profondità parzialmente appoggiato su scivolo di calcite (e fango). Alla base si imbocca una breve galleria discendente molto concrezionata che porta al termine della cavità in un ambiente sormontato da un camino di 8 m e dal pavimento completamente cosparso di argilla morbida. Qui si raggiunge la profondità max di 115,2 m.