3917 | Riparo di Monrupino
Nomi e numeri catastali
Nome principale: Riparo di Monrupino
Numero catasto: 3917
Numero catasto locale: 5210VG
Numero totale ingressi: 1
Ingresso principale
Affidabilità posizione: 4º gruppo riposizionamento regionale GPS (2005)
Presenza targhetta: No
Area geografica: Carso Triestino
Comune: Monrupino / Repentabor
Area provinciale: Trieste
Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS
Lat. WGS84: 45,70618581
Lon. WGS84: 13,80924607
Est RDN2008/UTM 33N: 407310.515
Nord RDN2008/UTM 33N: 5062093.015
Quota ingresso: 301 m
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 3,2 m
Profondità: 2,5 m
Dislivello totale: 2,5 m
Quota fondo: 298,5 m
Breve descrizione del percorso d'accesso
Piccola cavità formata dallo strapiombo di una bassa parete rocciosa situata al fondo, lato SE, di una dolina.
NOTA
Questo vano non avrebbe i requisiti per essere definito "grotta", tuttavia è stato catastato per il particolare interesse conferitogli dai ritrovamenti archeologici. Lo stesso è avvenuto per altri due ripari sotto roccia (4988 e 5144VG) che sono caratterizzati da stratigrafie di eccezionale importanza.
Descrizione dei vani interni della cavità
Il giacimento venne scoperto fortuitamente nel 1973 dal Centro Studi Carsici durante uno scavo eseguito alla base della parete nell'intento di individuare un'eventuale cavità ostruita. All'apparire dei primi reperti venne avvisata la Soprintendenza di Trieste, sotto il cui controllo i lavori continuarono fino al 1974 con l'apertura di una trincea di 3X4m, spinta fino a 5m di profondità.
La successione dei livelli incontrati è la seguente:
epoca romana e dei castellieri - trovati scarsi resti che testimoniano che il riparo venne frequentato solo occasionalmente.
età del bronzo - trovati numerosi manufatti, tra i quali si segnalano varie cuspidi di freccia in selce ed una ricavata dalla valva di un mitilo.
neolitico - strato ricchissimo nel quale sono stati scoperti un migliaio di frammenti di vasi a tulipano con piede cavo, uno dei quali intero, decorati con incisioni a triangoli e rombi; inoltre, sono venute alla luce due gambette di vasi antropomorfi di tipo balcanico. Molta l'industria litica, formata in prevalenza da lame ritoccate, alcune usate come elementi di falcetto; si è trovato pure un bel lisciatoio di arenaria con un solco centrale per la levigatura delle ossa di cui si sono scoperti 37 strumenti.
Al di sotto fu trovato un letto di ceneri e quindi molte schegge d'osso. Durante gli scavi dell'epoca fu inoltre intaccato un probabile livello mesolitico che poggiava su un deposito di argilla rossa e pietrisco sotto il quale v'era un accumulo di massi franati.
Le numerose ossa di animali, oggetto di uno studio particolare, hanno consentito di delineare un quadro abbastanza ampio della fauna presente nei vari periodi e quindi delle abitudini alimentari dell'uomo dell'epoca. Tra queste, identificato il consumo di frutti di mare dei quali ne sono presenti quattro tipi diversi.
Da rilevare, infine, una falange di piede umano rinvenuta in uno degli strati superiori.