Aree ed acquiferi carsici


Un'area carsica è una porzione di territorio contraddistinto dalla presenza di rocce solubili (calcari, dolomie, evaporiti) caratterizzate da una porosità secondaria per fessurazione e/o carsismo. Tali condizioni geologiche conferiscono alle aree carsiche peculiari aspetti geomorfologici, una limitata idrografia superficiale ed una sviluppata idrogeologia sotterranea. Le aree carsiche sono così caratterizzate dalla presenza di morfotipi epigei (valli cieche, doline, campi solcati, inghiottitoi, ecc.) e di morfotipi ipogei, ovvero grotte (gallerie, pozzi, caverne, meandri, abissi), talvolta interconnesse che danno origine a complessi carsici dagli sviluppi talora chilometrici. Alcune di queste cavità consentono di raggiungere la zona satura degli acquiferi, costituendo delle vere e proprie finestre idrogeologiche sulla risorsa idrica. La legge regionale 14 ottobre 2016, n. 15 si pone gli obiettivi di individuare le aree carsiche, i relativi acquiferi, le zone sorgentifere, le aree di ricarica e la vulnerabilità intrinseca.

Per raggiungere tali obiettivi, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, tramite il Servizio geologico e il Servizio gestione risorse idriche, con il Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell'Università degli Studi di Trieste, hanno avviato un progetto pluriennale condiviso e supportato dagli Enti gestori degli acquedotti e dai Gruppi speleologici.

Al termine della prima fase progettuale sono state identificate 81 aree carsiche/idrostrutture regionali e transfrontaliere, con superfici complessivamente corrispondenti al 28% dell'area totale del FVG e al 69% dell'area del territorio montano - collinare regionale. All’interno di queste aree sono stati delimitati oltre 28.000 morfotipi carsici epigei, costituiti da depressioni carsiche, essenzialmente doline, ma anche polje, uvala, valli cieche e più di 1.300 sorgenti, con portate variabili da pochi litri al minuto ad oltre cento m3/s.

Per ogni area sono state redatte delle carte idrogeologiche alla scala 1:25.000, nelle quali sono state identificate le unità idrogeologiche, i limiti degli acquiferi, le principali direttrici di deflusso e la suddivisione dei sottobacini afferenti alle diverse sorgenti. In alcune aree sono stati realizzati degli studi specifici e sono stati acquisiti nuovi dati in campagna ottenuti grazie al monitoraggio in continuo delle sorgenti principali e da test con traccianti.

L'identificazione delle aree e degli acquiferi carsici è un primo passo importante per lo sviluppo di progetti futuri volti ad un approfondimento conoscitivo ed alla loro protezione, con l’obiettivo di tutelare i fenomeni carsici e la risorsa idrica, già ampiamente sfruttata ad uso idropotabile.

 

Curiosità

Storicamente il termine carsismo (karst), oggi utilizzato in modo univoco in tutto il globo per identificare il caratteristico fenomeno, trae origine proprio dal territorio a cavallo tra la Regione Friuli Venezia Giulia e la Slovenia, e più precisamente dal toponimo Carso (dalla radice paleoindoeuropea kar o krs) che anticamente identificava l’area sottesa tra la sinistra del fiume Isonzo, il golfo di Trieste e verso est fino a Postumia (Postojna) e San Canziano (Škocjan).