Nome principale: Grotta Francesco
Numero catasto: 1745
Numero catasto locale: 4558VG
Numero totale ingressi: 1
Data primo accatastamento: 01/01/1969
Altri nomi
Grotta presso Nivize
Grotta Francesco Stradi
Grotta Sepolcrale
Brezno v Cenciscah
Non sono presenti informazioni
Descrizione ingresso
Numero ingresso: 1
Nome ingresso: Ingresso 1
Ingresso principale: Si
Stato ingresso: Agibile
Dimensione stimata ingresso: 3,5 x 2,2 m
Tipo ingresso: Orizzontale
Morfologia ingresso: Cavernetta
Pericoli all'accesso: Nessuno
Limitazioni: Nessuna
Accessibilità: Libera
Targhettatura
Presenza targhetta: Si
Sigla targhetta: 1745
Data targhettatura: 06/09/2015
Gruppo targhettatura: CAT - Club Alpinistico Triestino
Campagna targhettatura: 2015
Località
Comune: Monrupino / Repentabor
Area geografica: Carso Triestino
Area provinciale: Trieste
Tipo carta: 1:5.000
Carta CTRN 1:5.000: 110061 - Colle dell’Anitra
Rilevamento posizione
Metodo rilevamento: STRUMENTALE -> GPS
Tipo posizione: Aggiornamento Posizione
Tipo coordinate rilevate: Metriche Gauss-Boaga - Fuso Est
Latitudine: 5065878,3
Longitudine: 2426217,5
Lat. WGS84: 45,73989442
Lon. WGS84: 13,79440233
Est RDN2008/UTM 33N: 406211,496
Nord RDN2008/UTM 33N: 5065855,368
Data esecuzione posizione: 06/09/2015
Quota ingresso (s.l.m.): 470 m
Metodo rilevamento quota: Cartografico
Carta utilizzata: 1:5.000
Affidabilità posizione: Corretto
Autori della posizione
Autore: Franco Gherlizza
Gruppo appartenenza: CAT - Club Alpinistico Triestino
Caratteristiche
Sviluppo planimetrico: 167 m
Profondità: 63 m
Dislivello totale: 63 m
Quota fondo: 407 m
Andamento cavità: Tratti verticali e orizzontali alternati
Stato della cavità
Grotta turistica: No
Meteorologia ipogea
Non sono presenti informazioni
Danneggiamenti
Non sono presenti informazioni
Geologia
fonte: Carta geologica del Friuli Venezia Giulia alla scala 1:150.000
Litologia: Carbonati, talora con marne, stratificati
Ambiente: Depositi di piattaforma protetta
Età: Giurassico sup. - Cretaceo inf.
Formazione: | Mb. di M.te Coste, Calcari di S. Don� |
servizio di integrazioni al catasto grotte nel Sito Natura 2000 SIC IT3340006 “Carso Triestino e Goriziano” e ZPS IT3341002 “Aree Carsiche della Venezia Giulia”
Scarica la Relazione completa -> Monitoraggio faunistico 2008/2009
Scarica la Relazione completa -> Monitoraggio floristico e relazione vegetazionale
Monitoraggio faunistico 2008/2009
Fabio STOCH
Relazione monitoraggio faunistico 1745 | Grotta FrancescoMonitoraggio floristico e relazione vegetazionale
Giuseppe ORIOLO con la collaborazione di Michela Tomasella
Relazione Monitoraggio floristico 1745 | Grotta FrancescoAspetti culturali
archeologico/paleontologico
Catasto Ragionato Informatico delle Grotte Archeologiche
Vincoli
Vincolo paesaggistico: Segnalata alla Regione per futura tutela
Nome ramo: Principale
Numero ramo:
Descrizione ramo:
Ramo attivo: No
Pozzo/risalita/scivolo
Tipo | Dislivello | Nome |
---|---|---|
Pozzo | 19 m | |
Pozzo | 7 m | |
Pozzo | 5 m | |
Pozzo | 9 m |
Descrizione dei vani interni della cavità
Nel 1965, in occasione dell'inizio dei lavori alla Grotta sul Castelliere di Nivize (1896/4616VG), al lato destro del sentiero che sale all'altura, si era notato un piccolo antro ingombro di massi e pietrame; in considerazione delle sue minime proporzioni la cavità non era stata rilevata, apparendo unicamente come la parte terminale di una caverna quasi distrutta in seguito al crollo della volta. Si trattava in effetti dell'accesso ad un'estesa ed interessantissima grotta, che venne scoperta casualmente il 23 marzo 1969.
Il rinvenimento nella Grotta sul Castelliere di Nivize di numerosi resti scheletrici di uomo e di animali aveva indotto a più approfondite ricerche nella zona, per cui si ritenne di dover esaminare anche la piccola caverna nota da tempo; con la rimozione di massi accumulati a ridosso della parete destra venne individuato un angusto passaggio ostruito da alcune grosse pietre facilmente rimovibili e si notò che in questo punto la volta era coperta da una patina verdastra dovuta all'aria umida che usciva dal pertugio. Al di là di questo un lungo scivolo, fiancheggiato sulla destra da una nicchia concrezionata, porta al ciglio di un vasto baratro con la parete Sud ricoperta da grandi colate calcitiche, il quale conduce alla sommità di un dosso, costituito da un cumulo detritico che occupa il centro di una spaziosa e complessa caverna.
Le dimensioni dell'ambiente rendono incerta la valutazione dei suoi limiti e nella penombra appaiono ovunque poderose incrostazioni e sagome indistinte di alte colonne e stalagmiti annidate su cenge e nicchie, ad ogni altezza.
Verso WNW si intravede l'inizio di una larga galleria ascendente dal suolo di argilla asciutta, sul quale sorgono alcune formazioni stalagmitiche di grande bellezza; dopo una strozzatura malagevole si entra in una successione di vani dall'aspetto assai diverso, occupati da materiale di frana e depositi di fango e separati da due salti dalle pareti di roccia guasta.
In direzione opposta, la ripida china di grossi detriti si esaurisce davanti ad un basso portale, limitato sulla destra da una massiccia formazione a cupola, al di là della quale vi è una prima saletta ingombra di massi coperti da un tappeto di concrezioni coralloidi che si frantumano al minimo urto; la grotta prosegue con due corridoi sovrapposti che poco più avanti si uniscono nuovamente per formare un'ampia galleria in declivio, dal suolo ancora formato d'antiche frane calcificate sulle quali sono cresciute delle svelte stalagmiti; la galleria conduce ad un piccolo ballatoio che si affaccia su una colata, la cui inclinazione aumenta progressivamente fino a formare una pittoresca cascata di cortine e canne d'organo, alla base della quale vi è una saletta circolare; da questa due aperture immettono in un'ultima caverna, dove la profusione delle concrezioni ha creato uno degli ambienti più belli della grotta, bloccando però i passaggi verso ulteriori sviluppi.
Trascurando il problema complesso ed interessante della genesi di questa grande grotta, va rilevato il fatto che in alcuni punti si nota chiaramente che i vani erano un tempo ostruiti da depositi di detriti, in seguito asportati per una ripresa dell'attività idrica; in particolare si osserva che di fronte all'ultimo pozzo la diretta prosecuzione della galleria è chiusa da un'alta parete di breccia.
Nel corso della prima esplorazione si era notato che il grande cumulo detritico era sparso di ossami, disseminati lungo tutta la galleria discendente fino all'ultima caverna, e in qualche punto già saldati al suolo dalle concrezioni; già nella nicchia sopra al pozzo iniziale si erano raccolti resti di cinghiale e capriolo, uno dei quali segnato da incisioni parallele.
Alcune delle ossa trovate erano umane, mentre in superficie si rinvenne qualche coccio di rozzo impasto; sul declivio ESE del cumulo venne quindi effettuato uno scavo profondo circa 1m, accertando così che i resti scheletrici e fittili erano presenti fino a tale livello e che il deposito aveva qualche analogia con quello scoperto nella Grotta del Castelliere di Nivize.
Qui però i resti umani sono assai più scarsi e mancano del tutto gli oggetti in metallo, gli ornamenti ed i manufatti rinvenuti nella Grotta del Castelliere, quasi a suggerire l'ipotesi di una provenienza diversa e forse accidentale.
Durante l'età del ferro l'imbocco era certamente di maggiori dimensioni, data la mole degli animali precipitati nella cavità, e rimase aperto fino all'epoca romana, prova ne è il ritrovamento di alcuni frammenti di vaso lavorato al tornio; l'ostruzione dell'apertura avvenne per mano dell'uomo, probabilmente durante il medioevo, anche se manca qualsiasi elemento per avvalorare tale congettura.
Sotto i massi della cavernetta iniziale vennero trovati dei pezzi di falce consumati dalla ruggine ed a Monrupino si ebbe conferma che nel breve antro, noto da tempo immemorabile, usano tutt'oggi rifugiarsi i legnaioli ed i cercatori di funghi sorpresi dal maltempo; l'esistenza del passaggio era invece ignota e la sua scoperta suscitò incredulità e meraviglia.
Soltanto dopo lo studio dell'abbondantissimo materiale raccolto si potrà forse formulare una teoria sull'origine del deposito esistente nella grotta e sulle vicende svoltesi nella preistoria su questi colli.
Data rilievo: 21/09/1969
Tipo rilievo: Primo rilievo
Autori del rilievo
Autore: Dario Marini
Gruppo appartenenza: CGEB - Commissione Grotte Eugenio Boegan
Autore: Claudio Cocevar
Gruppo appartenenza: CGEB - Commissione Grotte Eugenio Boegan
File rilievi presenti
Tipo file rilievo: Pianta e sezione
Scarica rilievo originale
Planimetria georiferita
La georeferenziazione della planimetria della cavità è comunque da intendersi indicativa, per l'accuratezza far riferimento alla scheda rilieviBibliografia
Alfredo Riedel
Commissione grotte (1973)
Biblioteca del CSR
Collocazione: Atti e Memorie, 13: 53-90
Link: https://www.boegan.it/wp-content/uploads/2019/05/N_13_web.pdf
Categorie: Biospeleologia
Indici: Fauna
Keyword: cinghiale, olocene, fauna, paleontologia
I reperti studiati, rinvenuti nella provincia di Trieste, appartengono alla civiltà detta dei castellieri e sono attribuiti all'età del ferro ed all'inizio di quella romana. Il loro esame mette in evidenza un complesso faunistico di animali domestici, in particolare bue e cavallo, che sembra di influenza romana E' da notare pure la presenza del cinghiale.
Alfredo Riedel
Commissione grotte (1973)
Biblioteca del CSR
Collocazione: Atti e Memorie, 13: 53-90
Link: https://www.boegan.it/wp-content/uploads/2019/05/N_13_web.pdf
Categorie: Biospeleologia
Indici: Fauna
Keyword: Mammiferi domestici
I reperti studiati, rinvenuti nella provincia di Trieste, appartengono alla civiltà
detta dei castellieri e sono attribuiti all'età del ferro ed all'inizio di quella romana. Il
loro esame mette in evidenza un complesso faunistico di animali domestici, in particolare bue e cavallo, che sembra di influenza romana E' da notare pure la presenza
del cinghiale.
Riedel A.
Commissione Grotte “Eugenio Boegan” (1974)
Collocazione: Atti e Memorie della Commissione Grotte “Eugenio Boegan”, 13 (1973): 53-88, Trieste
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
L'autore prende in esame, oltre alle faune di due castellieri, anche quelle della grotta Francesco e dell'abisso Gianni Cesca.
Dario Marini
Società Alpina delle Giulie (1975)
Collocazione: Alpi Giulie, 69 (1): 40-55, Trieste
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Il lavoro trae origine dalla scoperta di resti antropologici avvenuta casualmente durante i lavori di disostruzione nella grotta sul castelliere di Nivize (VG 4616), nella grotta Francesco e nell’abisso Gianni Cesca (Poggioreale del Carso). Per la natura del deposito si ritiene che possano essere delle deposizioni intenzionali e non accidentali.
Leben F.
Inštitut za arheologijo ZRC SAZU (1978)
Collocazione: Arheološki vestnik, 29: 13-35, Ljubljana (Slo)
Categorie: Antropospeleologia
Indici: Archeologia
Nel contributo l'autore offre una rassegna riassuntiva sulla vita spirituale e materiale degli uomini tra il Neolitico e l'età del ferro nel territorio delle Alpi sudorientali. Sono presi in esame i rinvenimenti di sepolture o resti scheletrici e di oggetti di culto, motli riguardano grotte del Carso.
xkedomani
Youtube (2022)
Link: https://www.youtube.com/watch?v=gX7x7LTFB8Y
Categorie: Documentazione speleologica
Indici: Cinematografia e filmati
Video descrittivo della grotta
Agenda
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